La solita grande attenzione della politica italiana per le aree interne del paese

[Morterone, in provincia di Lecco, con 33 abitanti uno dei comuni meno popolosi d’Italia. Immagine tratta da www.montagnelagodicomo.it.]
È sempre molto significativo constatare la grande attenzione e sensibilità (spoiler: sono eufemistico!) da decenni della politica italiana per le “aree interne” del paese, la gran parte delle quali di montagna. Ogni occasione è buona al riguardo, l’ultima è segnalata da “il Post” così (cliccate sull’immagine per leggere l’articolo):

L’Italia è un paese fatto di “aree interne”, ne rappresentano la principale geografia sociale, antropica e identitaria (più dei litorali e almeno al pari delle città d’arte) oltre che un serbatoio di potenzialità socioeconomiche e culturali inestimabile e fondamentale nella realtà in divenire per il futuro del paese, ma da tempo la politica le ha abbandonate al loro destino, semmai trasformandole in ambiti sfruttabili soltanto attraverso modelli economico-consumistici deviati come quelli del turismo di massa, spacciati per “sviluppo” (pure “sostenibile”, ora) ma in concreto divenuti fonte di crescente degrado.

Si blatera tanto di “salvaguardia” di tali aree non metropolitane, di “lotta allo spopolamento”, di rinascita, di economie circolari locali e di quanto campagne e montagne possano garantire “benessere” rispetto alle città caotiche e inquinate, ma poi ai piccoli comuni da decenni si continua a tagliare qualsiasi cosa, a partire dai servizi di base, a togliere fondi e finanziamenti, tutte cose che alimentano proprio ciò che si dice di voler contrastare l’abbandono dei territori e lo spopolamento; nel frattempo la tanto decantata “Strategia Nazionale per le Aree Interne”, varata ormai più di dieci anni fa, si sta rivelando un (ennesimo) fallimento ovvero dell’altro fumo negli occhi dei piccoli comuni, e parimenti si continuano a spingere e finanziare con centinaia di milioni di Euro pubblici progetti di sfruttamento turistico e infrastrutturale che impattano sui territori consumandone l’ambiente, le risorse, le culture, le identità, così accelerandone ancora di più il degrado socioeconomico.

Ha mille ragioni l’amico Marco Bussone, presidente dell’Unione nazionale comuni comunità enti montani (UNCEM), citato da “Il Post”: «La decisione del governo avrà un impatto negativo su un complesso di comuni già molto fragile e frammentato. Per Bussone sarebbe urgente promuovere una riforma che realizzi più unioni di comuni, cioè forme di associazione tra comuni confinanti che mantengono una certa autonomia (le amministrazioni non vengono fuse tra loro) ma condividono la gestione di alcune funzioni e servizi». Verissimo, giustissimo. Ma – mi permetto di vaneggiare – in forza di ciò che è la politica italiana (tutta, sia chiaro) e del suo sostanziale menefreghismo di lungo corso su tali questioni (in fondo la decadenza politica delle aree interne italiane e della montagna in particolare si sviluppa fin dall’Unità d’Italia) chi ci dice che poi, ad esempio, fusi i comuni con mille abitanti per fare uno solo da quattromila, quella politica non rimoduli lo stesso modello menefreghistico ai comuni con meno di cinquemila abitanti? E poi a quelli con meno di settemila, poi di diecimila, poi a quelli sopra i mille metri di quota o sotto i duemila oppure più o meno estesi… eccetera, ecco.

O vogliamo/possiamo sperare che nel frattempo le finanze del paese migliorino così tanto da consentire ai futuri governi di invertire il modus operandi attuale e invece di tagliare fondi elargire un sacco di finanziamenti alle aree interne del paese? Speriamo, certo, non ci costa nulla – almeno questo no!

Lo so, sono diffidente, pessimista e pure sprezzante, ma faccio molta fatica a non esserlo.

 

7 pensieri riguardo “La solita grande attenzione della politica italiana per le aree interne del paese”

  1. Osservazioni giustissime le tue e condivido pure il pessimismo. Un comune di mille abitanti non regala voti ai partiti se non degli spiccioli. Quindi… la conclusione è ovvia: se questi spariscono non se ne accorge nessuno. Anzi hanno mani libere gli speculatori.

  2. Buonasera Luca,

    le sue considerazioni sono pienamente condivisibili e mi permetto di aggiungere che fondi pubblici da spendere in altri settori si reperiscono senza difficoltà: cito, ad esempio, i cinquanta milioni di euro per il comprensorio sciistico Colere-Lizzola oppure i sei milioni di euro per resuscitare lo sci alle basse quote del Monte San Primo, senza dimenticare i pozzi senza fondo delle Olimpiadi invernali 2026 e delle infrastrutture viabilistiche regionali, come la nuova tratta della Pedemontana e la futura “autostrada” Bergamo-Treviglio, già dichiarate economicamente non sostenibili a causa della loro esigua lunghezza. Ciliegina sulla torta, il progetto del ponte sullo stretto di Messina, spada di Damocle sulle teste dei poveri contribuenti italiani.

    Come sono state profetiche le parole di Oliviero Toscani…

    Grazie per l’attenzione e cordiali saluti.

    1. Buongiorno,
      grazie delle considerazioni, ineccepibili. La situazione è chiara e evidente almeno quanto il concerto disinteresse della politica nazionale nei confronti di un reale e virtuoso sviluppo del paese. Peraltro, tutti quei soldi citati e i tanti altri spesi per opere più o meno importanti, necessariamente sostenuti dalle finanziarie come spese straordinarie, andranno ad aggravare ancora di più il debito pubblico del paese, provocando ulteriori futuri tagli ai servizi di base alla popolazione. Amen.
      Grazie ancora (anche e soprattutto per l’assiduità con cui segue il blog!), a presto!

  3. Buongiorno Luca, alle considerazioni già espresse, che condivido in pieno, aggiungo un dettaglio: il PNRR prevede una rete internet di qualità per paesi molto piccoli, oggi non collegati. Questo non viene fatto, se non in pochi casi, con chiaro risultato di possibile abbandono ecc. E sono in genere paesi di montagna. Non ho parole

    1. Verissimo Paola. Una connessione internet al passo con i tempi e le tecnologie a disposizione è fondamentale ovunque, figuriamoci in mezzo alle montagne, e consentirebbe un sacco di attività – dallo smart working al coworking, ai market place on line, alle residenze universitarie e per ricercatori… l’elenco è lunghissimo – potenzialmente in grado di far rinascere molti territori montani riportandovi residenti attivi che fanno reddito. Altra inaccettabile colpa della politica nostrana – perché basta superare il confine nord e andare in Svizzera per ritrovarsi in un altro pianeta anche da questo punto di vista. Me ne occuperò presto con un articolo ad hoc. Grazie!

      1. Ho visto un servizio (quello che mi ha suscitato l’interesse): un borgo in Abruzzo dove un medico molto bravo che oggi lavora negli Usa, ma originario del posto, può dare consulenza da remoto, inclusa la sua famiglia. Mica giochetti online …

      2. Infatti! Oggi si può fare di tutto e di più, soltanto non si può coltivare la volontà e le idee in certe figure – tra le quali purtroppo ci sono tanti politici, locali e non – che non ne vogliono sapere di tutto ciò, concentrati solo a difendere il proprio potere, le influenze derivanti, le amicizie funzionali, i clientelismi che alimentano il personale bacino elettorale o i propri affarismi… Di contr consola il fatto, che rilevo sempre più spesso, che siano le persone, i comuni cittadini, gli abitanti dei luoghi, a essere sempre più irritati e stufi di queste situazioni. Le affluenze ai seggi in caduta libera ormai da anni anche nei piccoli comuni non rappresentano solo un atteggiamento di disinteresse verso la politica. Anzi.
        Grazie Paola, un caro saluto!

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