Oliviero Toscani

[“L’allure. Val d’Orcia”, immagine tratta da www.yellowkorner.com.]

Credo che gli architetti italiani siano stati i più importanti al mondo nella storia. Tuttavia il paesaggio italiano, quello dipinto da Leonardo, Raffaello, da Giorgione viene violentato ogni giorno. È l’Italia delle villette a schiera, dei centri commerciali, delle spaghetterie, delle autostrade, tangenziali, sopraelevate… con questo non voglio essere né nostalgico né conservatore, anzi a me piace la costruzione: però se gli ideali di un’epoca del nostro Paese dovessero essere giudicati in base alla sua architettura, forse gli ultimi settant’anni rappresentano il punto più basso mai raggiunto dall’Italia. […]
La cultura ci salverà. Bisogna insistere, rompere le scatole ai giovani, insegnando loro bene, dargli entusiasmo. Dovrebbe essere normale costruire bene, senza abusi, senza speculazioni: non capisco perché ciò non avvenga. C’è un’umanità che ci aspetta.

[Oliviero Toscani, da questa intervista del 2017.]

Geniale, sagace, irriverente, provocatorio, amato da tanti, odiato da altrettanti – ognuno di lui può pensarla come vuole. Fatto sta che Toscani è sempre stato capace di dire cose interessanti (anche quando risultassero fastidiose, anzi, proprio per questo) e sovente illuminanti, come quelle sul paesaggio italiano del quale ha tante volte denunciato l’imbruttimento invocando una nuova cultura al riguardo, unica possibilità di salvezza autentica per il paesaggio stesso ovvero per noi tutti.

Ecco, a me basta anche solo questo, ed è già tantissima roba.
RIP.

[Immagine tratta da www.facebook.com/olivierotoscanistudio.]

Sacrosante blasfemie

[Immagine tratta da open.online, cliccateci sopra per leggere l’articolo da cui è tratta.]
Qualcuno ne è rimasto urtato e indignato, comprensibilmente dal suo punto di vista (ma, mi sia consentito osservarlo, fanno il paio con quanti restano sovente urtati e indignati da certe “clericate” pubbliche offensive del buon senso), fatto sta che la campagna napoletana contro la censura religiosa è tanto pungente quanto sublime. Perché la causa dalla quale prende spunto è assai razionale e “naturale” (siamo nel 2021, giova ricordarlo: oggi quella censura serve, paradossalmente ma non troppo, proprio a preservare certe abitudini che qualcuno ritiene oltraggiose, non a eliminarle inducendo una diversa buona educazione) e perché, suvvia, dato che la blasfemia prevede sanzioni pecuniarie, lo Stato farebbe i miliardi soprattutto nelle zone ove la “morale” cattolica è più influente. Proprio così. E perché non lo fa? Perché la cosa farebbe ridere, in primis, e più seriamente perché sul fondo di tale questione e di altre simili c’è una abbondantissima dose di ipocrisia e di perbenismo deviato.

Mi torna in mente quel villaggio montano dalle mie parti, ad esempio, nel quale tempo fa assistetti incidentalmente a una scena meravigliosa: la partenza di una processione religiosa con la statua di un tal santo o forse della Madonna, ora non ricordo, con il catafalco caricato sulle spalle di alcuni rubizzi indigeni a forza di braccia e a colpi di bestemmie a causa dello sforzo ingente e delle difficoltà di assestamento iniziali (a tale scena spassosa feci già cenno qui). In effetti, se il paesaggio di un luogo è fatto anche di elementi immateriali come il lessico locale, sovente assai identitario e identificante (al di là della questione ora discussa parlerò presto di questo aspetto, qui sul blog), be’, in un contesto come quello montano nel quale la devozione religiosa popolare è radicata ben più che altrove, la blasfemia è da considerare un elemento presente e evidente, dunque identificante, almeno quanto le vette dei monti o lo scampanio delle mandrie al pascolo! Anzi, sarebbe da proteggere in qualità di patrimonio culturale popolare, visto il suo secolare radicamento (sì, sono ironico… anzi, nemmeno tanto: al riguardo, e come ulteriore prova a sostegno d’una proposta del genere, leggetevi l’editoriale di Beno del numero 57 de “Le Montagne Divertenti”, qui)!

D’altro canto, come ha detto il sempre acutissimo e illuminante Mark Twain: «Se siete arrabbiati, contate fino a quattro. Se siete molto arrabbiati, bestemmiate.» E pensateci, poi: non è la bestemmia, a ben vedere, una “manifestazione devozionale” ben più coerente di molte altre all’apparenza tanto pie ma nel concreto parecchio ipocrite (vedi sopra)?

Ecco. Semmai, cercate di non essere mai molto arrabbiati, eh!

Pie blasfemie

Trovo sempre alquanto spassoso, se così posso dire, constatare come in molte zone nelle quali la devozione popolare cattolica sia ancora oggi assai radicata, quanto meno a livello di partecipazione pubblica – e non mi riferisco alle sole messe domenicali ma a tutta la pletora di riti, celebrazioni, processioni, pellegrinaggi e via discorrendo – sia tutto un gran mitragliare di bestemmie, di varia forma e coloritura ma di indubitabile empietà. Ricordo un episodio in particolare, parecchi anni fa durante una processione in un villaggio di montagna nella quale ero capitato per caso, con gli incaricati al trasporto sulle spalle d’una pesante statua della Madonna che se l’erano caricata addosso a colpi di sonore bestemmie dacché qualcosa nella struttura del sacro trabiccolo non era dritto come doveva essere. Ci fosse stato lì Federico Fellini, ne avrebbe ricavato una prodigiosa scena per qualche suo film, con buona pace del prete ivi presente nonché della legge vigente in materia…
Una cosa molto spassosa, già, tanto quanto assolutamente emblematica del senso di quella “devozione” religiosa, a ben vedere.

Detto ciò, lasciatemi sancire che i tizi qui accanto, obiettivamente, sono dei geni. E il bello è che non sono nemmeno veneti o toscani! (Cassano Spinola è in provincia di Alessandria, per la cronaca.)