Vi sono città, al mondo, il cui fascino non è tanto legato alla loro appariscenza urbanistica e architettonica oppure alla storia e al retaggio che ne deriva. Sono città il cui Genius Loci, più che dalla forma e dalla geografia urbana, è veramente reso “vitale” da un inopinato addensamento di significati culturali e artistici, che si manifesta allo sguardo e allo spirito sensibili in maniera alquanto fisica e intensa pur restando un elemento formalmente immateriale.
San Pietroburgo è certamente una di quelle città. C’è l’Ermitage, il Palazzo d’Inverno, la Neva, la celeberrima Prospettiva Nevskij e tutti gli altri tesori cittadini, certamente. Ma il fascino profondo della città baltica, ciò che la rende una delle più belle e irresistibilmente intriganti d’Europa, viene da altro. Viene da un intreccio incredibile, raro da trovare altrove, dei percorsi vitali di grandissimi personaggi, di sorprendenti vicende umane, di opere d’arte immortali e da ogni altra cosa che da questa rete di connessioni oltre modo preziose deriva, vera e propria “mappa geoculturale” cittadina che ben più di quella stradale disegna la città e le dà forma.
Una mappa che esplora da par suo Jan Brokken, grande scrittore e viaggiatore olandese, e dentro la quale accompagna il lettore del proprio Bagliori a San Pietroburgo (Iperborea, 2017, traduzione di Claudia Cozzi e Claudia Di Palermo; orig. De gloed van Sint-Petersburg, 2016), vera e propria biografia artistico-letteraria della città russa raccontata attraverso numerosi quadri narrativi in cui Brokken incontra i molti grandi personaggi di ogni arte che sono nati, hanno abitato e vissuto a San Pietroburgo, incontrando i luoghi della città che sono stati scenografia e parte integrante delle loro vite […]
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