Certi boschi, d’inverno

Vi sono certi boschi, un tempo ben curati e chissà quanto rigogliosi e invece oggi lasciati al loro destino selvatico, senza più nessuno che se ne prenda cura e che abbia interesse a farlo, che nella sospensione invernale e nella particolare luce di certi pomeriggi di febbraio mi ricordano i gruppetti di vecchi che passano le giornate seduti su panchine lungo le strade, altrettanto ignorati da tutti, invisibili come fossero divenuti ormai parte del paesaggio che hanno intorno, nonostante il loro carico chissà quanto pesante e prezioso di memorie, conoscenze, esperienze, nozioni, saggezze. Dignitosi, orgogliosi seppur piegati dal tempo e dalle vicissitudini dell’esistenza, vetusti certo ma ancora vivi di storie divenute ricordi e nostalgie che sono e restano il passato del presente e la materia (anche in senso didattico) del futuro – di tutti noi.

Li osservo stagliarsi nitidi nella luminosità solare che già prende a attenuarsi e che si dilata nella leggerissima foschia pomeridiana che risale sui fianchi del monte, stretti l’uno all’altro come se volessero farsi vicendevole forza o se cercassero di apparire ancora più solenni di quanto già non siano (invero ora, così privi di fogliame e di vitalità vegetativa, mi sembrano tanto fragili, anche gli esemplari dal tronco e dai rami più nerboruti), le membra lignee che nel cielo s’intrecciano e disegnano sullo sfondo luminoso i tratti di un inopinato alfabeto arboreo che descrive decenni di storie, forse secoli, svaniti in pochi attimi. Mi sembra che siano lì pronti a parlare, in qualche modo, a raccontare, narrare, svelare i segreti di quella loro dimensione silvestre o chissà quali e quante altre cose che noi non sappiamo cogliere e capire ma, senza nessuno che li ascolti più, restino in silenzio, sopiti nella propria dolce quiete invernale, lasciandosi cullare le fronde più alte dal vento che spira tenuemente da Est, unico elemento col quale dialoghino, a loro modo, in questo quieto pomeriggio di febbraio.

Io resto qui, tra di essi e le loro lunghe ombre, in silenzio, cercando di carpire qualche parola fatta d’aria sottile e di delicata bellezza.

Un’azione culturale fondamentale

negozi_chiusiVogliamo fare un’azione politica di valore autenticamente e profondamente culturale?
Bene: vietiamo l’apertura domenicale dei centri commerciali oppure, tutt’al più, limitiamola fortemente. Una domenica al mese, non di più. Ecco.