Cusio, il lago sottosopra (e che è nato due volte)

«Lago di Cusio? E dove diavolo si trova?» si chiederà qualcuno.

In effetti non è così noto che Cusio è l’altro nome del Lago d’Orta, uno dei grandi laghi prealpini italiani, il sesto in ordine di grandezza (dodicesimo su scala nazionale), che con quel nome identifica poi l’intero territorio circostante, il Cusio, una delle numerose regioni storico-geografiche (come il Montefeltro, l’Etruria o l’Irpinia, per citarne qualcun’altra) che contraddistinguono l’Italia per certi versi più delle regioni politico-amministrative, e che molti avranno “riscoperto” sentendola citata nella denominazione della provincia del Verbano-Cusio-Ossola, nata nel 1992.

[Il lago pressoché per intero visto dal Santuario della Madonna del Sasso. Foto di Alberto Orlandini, pubblico dominio, fonte commons.wikimedia.org. Cliccate sull’immagine per ingrandirla.]
«Ok, il Cusio è il Lago d’Orta. Ma perché è sottosopra?» rilancerà qualcun altro.

Be’, ovviamente se visitate la zona non dovete aspettarvi di avere il lago sopra la testa e il cielo sotto i piedi! In realtà non si tratta di un capovolgimento verticale ma orizzontale: infatti il Lago d’Orta – altra cosa poco nota – è l’unico tra i laghi prealpini italiani il cui emissario, il Nigoglia (ma in zona è la Nigoglia, al femminile), defluisce verso nord cioè in direzione delle Alpi, non della Pianura Padana, dando così l’impressione di scorrere in salita, non in discesa. Tale apparente stranezza rende il lago d’Orta un’autentica rarità geografica: in effetti il lago occupa il letto di un ramo laterale dell’antico ghiacciaio del Sempione che risaliva una precedente valle fluviale fino a che la fronte generò i rilievi morenici che tappano il bacino verso sud, a monte dell’abitato di Gozzano. Il ramo principale del ghiacciaio, invece, qualche km a nord dell’attuale lago scorreva verso oriente unendosi al Ghiacciaio del Ticino, che stava escavando il bacino dell’attuale Lago Maggiore. Per tale motivo il Lago d’Orta si trova ad una quota di circa 100 metri superiore a quella del Lago Maggiore: la Nigoglia così percorre al contrario, cioè verso nord e le Alpi, il solco vallivo lasciato dal ritiro del Ghiacciaio del Sempione fino a che trova il fiume Toce, proveniente dalla Val d’Ossola, nel quale alle acque del Cusio gioco forza tocca fare dietrofront e tornare a scorrere “normalmente” verso sud e la Pianura Padana, fluendo nel Verbano e poi con il fiume Ticino nel Po.

[Per intenderci…]
«Ok, il Lago d’Orta si chiama anche Cusio ed è messo al contrario, ma perché sarebbe nato due volte?»

Ecco, questa è un’altra verità che pochi conoscono ma che a sua volta rende il Lago d’Orta un luogo speciale. È una storia in origine inquietante, ma per fortuna ha un lietissimo fine.

Dovete infatti sapere che il Lago d’Orta, fino ai primi del Novecento dotato di acque assai pure e pescosissime perché inserito in un territorio dall’economia sostanzialmente rurale nel quale le industrie erano pochissime, dunque pressoché privo di scarichi inquinanti, ancora fino a cinquant’anni fa veniva considerato un lago morto. Addirittura, nel 1983 alcune analisi lo decretarono lo specchio d’acqua più acidificato del pianeta.

Ciò in quanto a partire dal 1926-1927 il lago fu gravemente inquinato dagli scarichi di rame e solfato d’ammonio dell’industria tessile tedesca Bemberg, che aveva uno stabilimento a Gozzano, sulla sponda meridionale del lago, e produceva rayon – una fibra trasparente che si ottiene dalla cellulosa, detta anche seta artificiale – con il processo cupro-ammoniacale; in pochi anni il lago diventò invivibile per la maggior parte degli organismi in esso presenti. Nonostante tale degrado già intenso delle acque, l’inquinamento continuò negli anni successivi: i metalli scaricati dalle attività elettrogalvaniche (quali i sali di rame, cromo, nichel e zinco) aggravarono le condizioni del lago accentuando ulteriormente l’acidificazione dell’intera massa lacustre provocata dai processi di ossidazione biochimica dell’ammonio a nitrato.

[Veduta dal lago di Orta San Giulio, eletto tra i “borghi più belli d’Italia” dal Touring Club Italiano. Foto di Steffen Zimmermann da Pixabay.]
La situazione diventò palesemente insostenibile negli anni Novanta: in buona sostanza, un territorio paesaggisticamente pregevole e di grande potenzialità turistica conservava tra le sue pieghe un gigantesco serbatoio di acqua avvelenata. Nel 1990 venne dunque avviata un’esemplare operazione di risanamento delle acque del lago e di conseguente recupero dell’ecosistema, che è tuttora in corso. Già nell’arco di pochi anni, con un imponente intervento di liming – un procedimento chimico che, tramite l’apporto di sali di calcio o magnesio nel terreno oppure nelle acque, neutralizza l’acidità del suolo o dell’acqua aumentando l’attività dei batteri restituendogli così le sue funzioni nutritive – il lago d’Orta è letteralmente rinato, tornando a presentare una situazione delle acque simile a quella precedente all’inizio dell’industrializzazione del suo territorio, fino a risultare oggi tra i laghi italiani con una qualità dell’acqua tra le più elevate in assoluto, certificata dall’ottenimento della “Bandiera Blu” di Legambiente. Un lieto fine con un salvataggio del lago che è stato ed è ancora oggi portato ad esempio e studiato in tutto il mondo. Di contro, la venefica Bemberg dopo varie vicissitudini industriali e economiche ha definitivamente chiuso nel 2009: il suo gigantesco stabilimento, un autentico ecomostro di cemento cadente che nessuno vuole acquistare, è visibile lungo la strada che da Gozzano porta verso il lago. Un lieto fine con annessa rivalsa, in pratica.

Insomma, il Lago d’Orta o Cusio dei bacini lacustri prealpini italiani non è tra i più grandi ma di sicuro ha grandi storie da raccontare, che veramente lo rendono a suo modo un posto speciale. Io ci sono stato di recente (vedete lì sopra una mia galleria fotografica – da non fotografo quale sono, sia chiaro), apprezzando la placida bellezza del suo territorio e l’atmosfera d’antan che vi si respira, quasi come se sulle rive del lago fosse rimasta “impigliata” la dimensione temporale di un secolo e più fa, quando cominciò a diventare turisticamente rinomato e sede di villeggiature anche altolocate. La maggior parte delle persone conosce il Lago d’Orta per la presenza di quella che è forse l’isola lacustre italiana più fotografata in assoluto, la super scenografica San Giulio, presa d’assalto dai turisti ormai lungo tutto l’arco dell’anno, ma il Cusio in effetti offre numerosi altri luoghi e angoli estremamente suggestivi che richiamano una frequentazione lenta, attenta, quasi meditativa, con la quale mettersi in ascolto del paesaggio per udire le sue numerose suggestive narrazioni e lasciarsene inesorabilmente affascinare.

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