Perché gli animali “spariscono” dai libri per gli adulti?

[Masha e l’Orso, illustrazione di Evgenii Rachev per la versione della tradizionale favola russa di Mikhail Bulatov, pubblicata intorno al 1960.]
Sulla sua pagina Twitter, Il Lettore Forte propone una domanda parecchio interessante (la ribadisco di seguito per chi non abbia Twitter e dunque non veda il link qui sotto): «Perché nei libri per l’infanzia c’è pieno di personaggi che sono animali e poi, quando si cresce, si passa agli esseri umani?»

Al di là delle risposte “ovvie”, legate alla visione fantastica infantile del mondo, espressa favolisticamente, e a quella razionale dell’età adulta, che accetta più difficilmente un coniglio che parla, ad esempio (ma vogliano parlare di quante cose assai più irrazionali gli adulti accettano e credono?), è sicuramente vero che gli animali, quando compaiono nelle narrazioni per adulti, o sono creature del tutto assoggettate all’umano-padrone alla Lassie oppure esseri bestiali nel senso più violento del termine, spaventosi, pericolosi, nemici dell’uomo e della sua “civiltà evoluta” – King Kong, per dirne una. Altrimenti si manifestano in personaggi dei fumetti, ma ovviamente l’ambito rappresentativo e narrativo è differente e comunque il punto di vista alla base, salvo rari casi, è quasi sempre prettamente antropocentrico: comprensibile, da parte nostra, ma obiettivamente squilibrato. È assai meno frequente, insomma, una narrazione nella quale non dico che gli animali parlino e si comportino come umani (sarebbe comunque il frutto, questo, di una mera e iniqua visione antropocentrica) ma che all’interno di una narrazione di qualsivoglia genere si pongano su un piano ecologico e biologico paritetico con gli umani, non fosse altro per essere tutti quanti abitanti di un unico mondo e spesso parte della stessa biosfera – che è un ambito anche culturale, non solo biologico, comprendente per ciò anche la relazione “filosofica” tra umani e animali e la sua rappresentazione.

Nelle storie per adulti, insomma, viene perduto quasi del tutto il riconoscimento dell’intelligenza indipendente e della dote senziente degli animali, oltre a molti dei loro diritti “naturali”, mentre i libri per l’infanzia e i bambini, dovendosi riferire a fruitori estremamente curiosi, fantasiosi e soprattutto ancora privi delle sovrastrutture mentali e ideologiche degli adulti, ineluttabilmente (e spesso  zoticamente) antropocentriche, possono tranquillamente raccontare di umani, pur in giovane età, e animali d’ogni sorta che vivono insieme le più mirabolanti avventure senza che a quei fruitori la cosa risulti bizzarra e insensata, anzi, al contrario.

Però a questo punto mi sorge un dubbio, sviluppo consequenziale della domanda iniziale: poste le suddette argomentazioni “ovvie” e tutto il resto di “razionale” sul tema, non è che effettivamente la rappresentazione e la narrazione degli animali che agli adulti viene offerta (da altri adulti) sui media culturali sia, pur colposamente, almeno un poco alla base della scarsa sensibilità e consapevolezza che il mondo degli adulti sovente dimostra verso la Natura e nei confronti dei suoi rappresentanti primari, cioè proprio gli animali? E se ogni tanto le storie per adulti le facessimo concepire e elaborare ai bambini? Be’, per molti versi credo proprio non sarebbe una brutta idea. Niente affatto.