
L’arte è una possibile risposta alla sorveglianza totale, e non soltanto perché la smaschera; caratteristiche dell’arte come la casualità, l’ambiguità, l’illogicità, l’anarchia, l’imprevedibilità e tutte le operazioni incentrate sul caso sfidano i sistemi oppressivi basati sulla struttura e sul controllo.
(Adam D. Weinberg, prefazione a Astro Noise. A survival guide for living under total surveillance, catalogo dell’omonima mostra di Laura Poitras, Whitney Museum, New York, 2016. Citato da Valentina Tanni su “Artribune” nr.45, pag.90.)
Insomma, resta valido quel noto motto di Paul Gauguin, «l’arte o è plagio è rivoluzione», anche in senso filosofico contemporaneo, anche riguardo i sistemi e le strutture sulle quali è costruito il mondo di oggi e con le quali è governato, o controllato. Verso cui l’arte o sa sfuggirne e rendersi antitetica e antagonista, nel modo costruttivo e rivoluzionario che forse solo l’arte sa attuare, oppure ne diventa un’ennesima e certamente ipocrita rappresentazione.
mah …
Dici di no?
Non mi sento di prendere una posizione