David Sedaris, “Mi raccomando: tutti vestiti bene”

cop_mi raccomandoE’ ormai luogo comune sostenere che sovente la realtà supera la fantasia, e che le storie inventate e all’apparenza impossibili che si possono leggere nei romanzi vengono spesso superate, se non doppiate, dalle circostanze della realtà di questo nostro bizzarro mondo sul quale stiamo. Vero, senza dubbio: le cronache quotidiane ci presentano e raccontano fatti che solo il miglior romanziere saprebbe inventarsi e narrare ovvero, di contro, che senza alcuno sforzo chiunque potrebbe mettere per iscritto e ricavarne un romanzo – in fondo è ciò che fa ormai per “regola di marketing” la TV, coi suoi tanti programmi di spettacolarizzazione dei fatti di cronaca più disparati, reality e docu-fiction spesso di infima qualità
E invece la realtà ordinaria? Quella fatta da tutte le piccole, minime, insignificanti azioni quotidiane, comuni a buona parte degli essere umani sul pianeta, dai soliti gesti, le solite parole, i più ordinari e “classici” luoghi comuni – questi sì, tali da un sacco di tempo – quella che, insomma, è la vita di tutti i giorni e di tutti (o quasi) noi? Qui si possono trovare spunti letterari? Verrebbe da rispondere di no, e con piglio piuttosto deciso. Cosa potrebbe accadere nella vita quotidiana ordinaria che uno scrittore nemmeno tanto creativo non potrebbe facilmente inventarsi?
Ecco: qui – e lo affermo subito – sta la dote principale di David Sedaris, autore americano ritenuto da molti “il miglior umorista americano vivente” che, bisogna ammetterlo, in questo Mi raccomando: tutti vestiti bene (Mondadori, 2006, traduzione del solito bravo Matteo Colombo; orig. Dress you family in corduroy and denim, 2004) offre al lettore una bella prova a sostegno di tale impegnativa definizione…

Leggete la recensione completa di Mi raccomando: tutti vestiti bene cliccando sulla copertina del libro lì sopra, oppure visitate la pagina del blog dedicata alle recensioni librarie. Buona lettura!

Tanto la parola dello scrittore non vale nulla… (David Sedaris dixit)

“Sul serio, come stai?”
Rivolsi a Lisa la stessa domanda, e lei mi rispose: “Oh, bene. Al solito”. Ha paura di raccontarmi le cose importanti, perché sa che appena girato l’angolo ci scriverò un racconto. In effetti, tendo a vedermi come un simpatico netturbino che costruisce oggetti con i rifiuti pescati qua e là, anche se la mia famiglia ha cominciato a vederla diversamente. I cosiddetti rifiuti che il sottoscritto raccoglie con tanta disinvoltura sono le loro vite, e i miei familiari non ne possono più. Sempre più spesso i loro aneddoti iniziano con la frase: “Devi giurarmi che non lo dirai a nessuno”. Io giuro sempre, ma tutti sanno che la mia parola non vale nulla.

(David Sedaris, Mi raccomando: tutti vestiti bene, traduzione di Matteo Colombo, Mondadori ed.2007, pag.138-139)

Ve lo giuro, io scrivo libri ma non sono mica così, dunque a me potete tranquillamente raccontare tutto ciò che volete di voi. Tanto scrivo, appunto, per cui anche la mia parola non vale nulla.
(E a breve, qui, la recensione di Mi raccomando, tutti vestiti bene.)

David Sedaris, “Holidays on ice”

Mi sono avvicinato con non poche aspettative a questo libretto di David Sedaris, come mi accade ogni volta che, da buon cultore della letteratura umoristica moderna e contemporanea, posso “scoprire” un nuovo autore, e anche per la fama della quale m’era giunta voce dello scrittore americano, ritenuto tra i migliori, più feroci e dissacranti umoristi delle sue parti.
Holidays on ice (Piccola Biblioteca Oscar Mondadori, traduzione di Matteo Colombo), contrariamente a quanto raccontano molte cronache – e a quanto viene pure da pensare leggendo il risvolto di copertina – non racconta dell’esperienza vissuta da Sedaris come elfo di Babbo Natale in un grande magazzino, il cui esilarante resoconto radiofonico è stato il suo trampolino di lancio quale umorista. E’ invece un libricino (un’ottantina di pagine in tutto) composto da quattro racconti incentrati sul tema del Natale – o meglio, sulla decadenza e la corruzione della festa religiosa (o ritenuta tale) in caciara consumistica, nella quale l’americano medio (ma non solo lui e non solo laggiù, sia chiaro) sovente riesce a dare il peggio di sé. Il degrado del senso festivo natalizio diventa dunque per Sedaris l’arma tagliente per colpire e sferzare la società americana, tutte le irrazionalità e le idiozie messe in campo in quei momenti, le quali poi sono spesso il sintomo chiaro e inequivocabile d’un degrado non solo limitato al periodo natalizio, ma ben steso lungo l’intero anno e per tutta la vita quotidiana…

Leggete la recensione completa di Holidays on ice cliccando sulla copertina del libro lì sopra, oppure visitate la pagina del blog dedicata alle recensioni librarie. Buona lettura!