Il clima, la neve e la Coppa del Mondo di sci

[Le piste di Adelboden, in Svizzera, durante le gare di Coppa del Mondo di sci dello scorso gennaio. Foto: AppleMark, tratta da questo articolo dell'”Ansa”.]

Le stagioni sono cambiate e nell’interesse di tutti noi dobbiamo adattarci a queste nuove circostanze. […] Vediamo che il mondo sta cambiando. Vediamo anche l’impatto del nostro sport… vogliamo che le generazioni future vivano l’inverno e siano in grado di fare quello che facciamo noi […] Stiamo già sperimentando gli effetti del cambiamento climatico nella nostra vita quotidiana e nella nostra professione. L’opinione pubblica riguardo lo sci si sta spostando verso l’ingiustificabilità… Abbiamo bisogno di un’azione organizzativa progressiva. Siamo consapevoli degli attuali sforzi di sostenibilità della FIS e li consideriamo insufficienti. […] La semplice verità è che non puoi sciare senza neve e ogni anno ci si avvicina sempre di più. Vogliamo davvero spingere il nostro organismo organizzativo ad essere leader in questa lotta per il cambiamento climatico e attualmente non credo che siamo leader. Non so se sia il calendario o cos’altro che la FIS possa cambiare, ma almeno si inizi a valutare più approfonditamente ciò che stiamo facendo attualmente e come possiamo farlo meglio.

Riflettendo e ragionando in tema di turismo dello sci, di crisi climatica, innevamento artificiale e in generale di sostenibilità ambientale in montagna nell’epoca contemporanea, più volte ci siamo chiesti cosa ne pensassero al riguardo gli sciatori agonisti, quelli della Coppa del Mondo di Sci per intenderci, che da sempre, a lato dell’aspetto meramente competitivo, è uno dei veicoli promozionali più potenti dello sci su pista e della relativa industria. Ce lo si chiede anche perché, a fronte di ormai innumerevoli prese di posizione pragmatiche se non apertamente critiche sul tema provenienti da altrettanti soggetti autorevoli, quasi nulla pare giungere da quel mondo agonistico, nonostante la sua centralità materiale e immateriale rispetto alla questione.

[Cliccate sull’immagine per leggere l’articolo.]
Invece, sabato scorso 18 febbraio, il quotidiano britannico “The Guardian” dà conto di una lettera inviata alla Federazione internazionale di sci e snowboard (FIS) e sottoscritta da 200 atleti professionisti che rappresenta, finalmente, una prima importante presa di posizione riguardo il loro sport e la realtà climatica che stiamo vivendo – sulle Alpi in modo particolare. Quelli che avete letto lì sopra sono stralci di tale lettera, con la quale i top skiers della Coppa del Mondo, istituendo la campagna per il clima Protect Our Winters (Pow), chiedono alla federazione internazionale di elaborare una vera e efficace strategia di sostenibilità ambientale delle gare, al momento pressoché assente, dunque di mettere in atto azioni concrete che possano ridurre l’impatto ecologico delle competizioni sui monti ove si svolgono. Ad esempio un calendario di gare «geograficamente ragionevole», e un periodo di svolgimento della Coppa del Mondo spostato di almeno un mese così da risultare più consono alle circostanze meteo-climatiche attuali.

È un’iniziativa veramente importante e profondamente significativa, questa. Forse sarà solo un fuoco di paglia e verranno zittiti dai propri responsabili federali ma di sicuro non era scontato che, finalmente, gli atleti di livello mondiale rendessero note le loro posizioni sulla questione climatica e dimostrassero di avere occhi, mente e spirito attivi, non solo muscoli allenati e sponsor profumatamente paganti. Ora vedremo come risponderà la FIS, se saprà rendersi conto a sua volta della realtà e comincerà ad attivarsi di conseguenza oppure se farà orecchie da mercante e tirerà dritto. Un po’ come fanno ancora molta parte degli impiantisti italiani e i politici ad essi sodali, peraltro tra Lombardia e Veneto in preda alla più alienante allucinazione olimpica. Sono ormai tra gli ultimi rimasti, sulle nostre montagne, a fregarsene bellamente di quanto climaticamente e ambientalmente vi sta accadendo – e accade a noi tutti: rinsaviranno pure loro o continueranno imperterriti fino al disastro finale?

P.S.: grazie di cuore all’amico Paolo Canton per avermi informato dell’articolo in questione.

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