Livigno zona extra-doganale: da mantenere o da eliminare?

[Foto di Stevan Aksentijevic da Pixabay.]
La zona extra-doganale (o “zona franca”) di Livigno ha senza dubbio contribuito alle fortune turistiche della località lombarda: oggi ha ancora senso mantenerla oppure non ne ha più?

Livigno è indubbiamente tra le località turistiche più rinomate (e affollate) d’Italia e nel 2026 sarà sede di alcune delle gare delle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina; per questi e per altri motivi è un luogo particolarmente emblematico riguardo il turismo montano contemporaneo e i vari aspetti che ne conseguono. Dal 1910 è zona extra-doganale in forza del suo particolare isolamento (fino agli anni ’50 Livigno in inverno era sostanzialmente irraggiungibile) ma la comunità livignasca godeva di esenzioni fiscali e benefici vari già nel Cinquecento. Dal boom del turismo di massa in poi lo status di territorio franco ha invece fatto da potente leva attrattiva fino alle attuali presenze turistiche da record (ormai di frequente Livigno è associata alla questione dell’overtourism) nonostante i benefici economici sull’acquisto di merci sono oggi ormai svaniti, salvo che per pochi articoli.

[Foto di MountainAsh su Unsplash.]
Il dibattito sul mantenimento o meno della zona extra-doganale di Livigno è aperto da tempo: c’è chi ritiene debba essere mantenuta perché apporta benefici e genera indotto all’intero territorio valtellinese, e chi sostiene che invece sia ormai anacronistica e produca una situazione di disequilibrio socio-economico con i territori circostanti.

In base alla vostra esperienza personale – tanti di voi Livigno la conoscono di sicuro, poco o tanto – e al netto del gradimento turistico rispetto alla località (di cui si è già discusso molto a seguito di un mio precedente articolo), voi che ne pensate? È giusto che Livigno resti zona extra-doganale oppure no?

Mia cara Livigno ti odio!

[Foto di MountainAsh su Unsplash.]
Gli articoli che di recente ho dedicato a Livigno e alla sua realtà turistica hanno suscitato molto interesse e numerosi commenti (in particolare questo articolo): segno che la località è realmente tra le più emblematiche, nel bene e nel male, di quello che oggi è il turismo dei grandi numeri in montagna.

Voglio ringraziare di cuore tutti quelli che hanno commentato gli articoli con le proprie considerazioni su Livigno, sia positive che negative, tutte legittime e molto importanti. Anche perché consentono di elaborare una piccola ma spontanea e dunque genuina “indagine” sul sentore comune nei riguardi della località che, lo ribadisco, è senza dubbio tra le mete turistiche lombarde se non italiane più emblematiche per la sua storia culturale e economica e per come ha deciso di gestire il proprio turismo – nonché per lo status di zona extradoganale dei cui vantaggi, reali o presunti, ancora gode. D’altro canto il mio legame con le montagne è nato proprio a Livigno, prima località nella quale, quando avevo ancora meno di un anno, i miei genitori mi portarono a far vacanza estiva e invernale. Una località a cui dunque sono particolarmente legato e che per ciò cerco di osservare con un interesse “speciale” ma senza pregiudizio alcuno, cercando di capire meglio la sua realtà e comprenderne il divenire: anche per questo i commenti e le osservazioni ricevute, di qualsiasi segno siano, mi risultano importanti e “istruttive”, e ringrazio ancora molto chi le ha espresse.

Di seguito elenco alcuni dei passaggi secondo me più interessanti dei commenti, nell’ordine cronologico di ricezione, dai quali potete percepire il sentore comune più diffuso su Livigno. A breve tornerò sul tema per trarne alcune ulteriori considerazioni concrete sulla sua realtà e, soprattutto, sul suo futuro.

«È un turismo malato quello. Mordi e fuggi e tante macerie dietro di sé.» (Gian Paolo)

«Solo un grande luna park, come tanti altri posti turistici. Non certamente la vera natura di montagna.» (Maurizio)

«Ci vuole una soluzione, che non sia solo economica, troppo facile, ma culturale.» (Paola)

«Ci vado da oltre 40 anni, ma visti i prezzi di quest’anno, mi da che per la prossima estate andremo altrove.» (Federico)

«Alla fine ti respiri i Suv… e quindi?» (Enrico)

«Se questo è il turismo che si vuole ne faccio volentieri a meno.» (Bruno)

«Quaranta anni fa c’erano i distributori di benzina in paese, non c’era la zona Ztl, non c’era la zona pedonale e ciclabile lungo lo Spol, aria invivibile…» (Paolo)

«Non c’è dubbio che avanti di questo passo il territorio verrà rovinato.» (Massimo)

«Chi abita nelle città ormai con le estati invivibili trova in Livigno un paradiso senza eguali dove se ci vai una volta te ne innamori.» (Roberto)

«Io ci andavo da quando avevo 7 anni, ne ho 72… Da 2 anni non ci vado più, voglio mantenere un ricordo bello di Livigno!» (Riccardo)

«Fanno record d’estate, record d inverno, tasse poco o niente…» (Attilio)

«A me che ci vado da oltre 30/35 anni mi piace sempre., non trovo tutti questi prezzi esagerati e giustamente tutto si adegua, non avrebbe senso se fosse rimasto come 40 anni fa.» (Paola)

«Se mai gli toglieranno tutti i vantaggi, esenzione Iva, benzina senza accise, tassazione unica per tutti, rimarrà un paese di montagna finto.» (Pietro)

«Ci sono stato per la prima volta a fine stagione. Bello ma molto lontano per me rispetto ad altre località di montagna.» (Fabio)

«Conviene solo fare il pieno all’auto, peccato perché per chi ama la MTB come me il posto è fantastico.» (Gian Luigi)

«Sicuramente i residenti e le varie amministrazioni sono stati molto bravi nel giocarsi la partita valorizzando il territorio e l’offerta a vantaggio del reddito pro capite, ma io non riconosco più la magia di un tempo non troppo lontano…» (Gianluigi)

«Almeno a Livigno ci accolgono con il sorriso, andate in Trentino oppure Valle d’Aosta e vedrete che accoglienza!!!!!» (Abramo)

«Questo status di località turistica ormai di élite, insieme al visibile alto tenore di vita dei livignaschi, è in fortissimo contrasto coi privilegi fiscali extradoganali ormai anacronistici…» (Beppe)

«È anche vero che le necessità dei turisti sono cambiate. Importante il rispetto della natura e dei luoghi, purtroppo il signor “palanca” vince sempre sopra ogni cosa ma a Livigno, con il sorriso, tutto è sempre gestito per il cliente.» (Fiorella)

[Foto di Stevan Aksentijevic da Pixabay.]
Anche sui social non sono mancate osservazioni interessanti:

«Togliere l’extradoganalità! Un doping di stato che non ha più giustificazioni.» (Giovanni)

«A quei pochi livignaschi, consapevoli di creare un modello che guarda alle ricchezze ambientali e paesaggistiche, come il vero punto di forza del turismo del futuro, prevalgono logiche economiche intrecciate di business e proprietà delle società.» (Angelo)

«Livigno riesce ad esprimere un condensato di modelli “urbani” insostenibili da primato. A differenza delle scempiaggini clamorose come la pista di bob di Cortina sono assai meno visibili, ma gli effetti cumulati forse ancor più devastanti.» (Michele)

«È vero che andando un po’ fuori dalle vasche classiche, e facendo finta che il Mottolino non esista, il discorso cambia. Per il resto, una follia.» (Pietro)

Ancora grazie a chiunque abbia partecipato alla discussione o anche solo meditato tra sé sul tema!

Livigno, record di auto (e di perplessità)

Da questo articolo de “La Provincia – Unica TV”:

«Livigno, presenze da record ad agosto. 160mila le auto entrate.»
«Come non essere soddisfatti dei dati di agosto, lo siamo certamente! – commenta Sharon Zini, assessore al Turismo del Comune di Livigno».

“Soddisfazione”, già. Per la località sicuramente; per la montagna, invece?

Tuttavia…

«Con una frenata, però, sui consumi extra alberghieri. Da questo punto di vista c’è stato un calo, il commercio e la ristorazione non sono andati così bene come tutto il resto. Il sentore è che il turista non rinunci ad andare in vacanza ma rinunci a buona parte delle spese extra alberghiere».

Dunque «soddisfatti» per cosa, in concreto? Per aver ingolfato di autovetture come non mai un territorio alpino a oltre 1800 metri di quota? E a vantaggio di chi?

Anche perché, di regola, i record si stabiliscono per poter essere continuamente superati. O no?

Forse, di questo passo, la zona franca di Livigno non la farà più tanto franca – non il suo territorio e la comunità che lo abita, innanzi tutto – come invece gli amministratori locali pensano ancora, evidentemente.

«Cinquant’anni fa Livigno era soltanto natura, se lo ricordano ancora i nostri genitori. Oggi è località turistica internazionale che ha un sole come logo. È un impegno a rispettare l’ambiente che ogni giorno abbiamo in testa, ma la natura ce l’abbiamo nel cuore» (dal sito web livigno.eu.)

N.B.: si tenga conto che l’articolo citato denota pure che per più giorni il sistema il sistema elettronico di rilevazione dei passaggi «ha fatto i capricci», dunque il numero di auto è sicuramente più elevato.

P.S.: dell’emblematica realtà turistica (e non solo) di Livigno me ne sono occupato più approfonditamente in questo recente articolo.

Livigno, le gare di sci d’estate per le vie del paese, la pagliuzza e la trave nell’occhio

[Immagine tratta da facebook.com/Livigno.]
Come ogni anno in moltissimi sul web criticano la gara di sci (BWT 1K Shot e Gara da li Contrada la denominazione ufficiale) che Livigno organizza a fine agosto tra le vie del paese “spalmate” di neve e che quest’anno è andata in scena giusto ieri 29 agosto, definendola sostanzialmente – per riassumere e sintetizzare il senso delle variegate critiche – una baracconata senza senso.

Trovo che Livigno sia uno dei luoghi più affascinanti delle Alpi e quelle critiche le capisco benissimo, sono certamente giustificate. Tuttavia a mio modo di vedere il punto della questione non è l’evento in sé ma tutto quanto vi è intorno. La gara di sci estiva è una “baracconata” turistica pure simpatica anche perché transitoria, ci può stare, ma rischia di rappresentare la pagliuzza nell’occhio che non fa vedere la trave ben più invasiva e irritante. Livigno s’è ormai incollata addosso un abito di consumismo economico e ambientale che la rende sempre più simile a una specie di pittoresco Viale Ceccarini in quota o, per usare le parole di Alessia Spalma, amica sensibile e notevole fotografa dunque dotata di visione particolarmente attenta e approfondita dei luoghi, «un triste centro commerciale a cielo aperto» per il quale le “ordinarie” attività di montagna sembrano più un contorno funzionale alle continue lottizzazioni sparse per la valle dell’Aqua Granda e agli affari relativi (legittimi, per carità – forse, ecco…) piuttosto che altro di più tipicamente alpino. Tra meno di due anni poi, lo sapete, ci saranno le Olimpiadi di Milano-Cortina, Livigno è località di gare e pure ciò sta contribuendo ad ampliare e infrastrutturare ulteriormente lo shopping mall livignasco.

[Immagini tratte dalla pagina Facebook “Livigno is magic“.]
Sotto certi aspetti li capisco, quelli di Livigno, per come amministrano la loro straordinaria enclave, derelitta fino a pochi decenni fa – cioè prima che fosse realizzata la strada del Passo del Foscagno, quando la zona rimaneva sostanzialmente isolata per l’intero inverno – e poi fortunata come poche altre nelle Alpi italiane, non solo per la zona franca – oggi invero piuttosto evanescente se non per i costi dei carburanti e poco altro. Il loro isolamento “morale” (Livigno è Italia, sì, ma solo amministrativamente e per qualche altra cosa, il resto della Valtellina guarda i livignaschi in tralice ma d’altro canto non è affatto Grigioni ergo Svizzera, nonostante il progetto di collegamento ferroviario con la rete elvetica della Ferrovia Retica) e le caratteristiche peculiari del territorio li rende liberi di fare molte cose altrove interdette sicché a volte esagerano, come testimoniato dalle diverse «bandiere nere» già assegnate negli anni scorsi a Livigno dalla “Carovana delle Alpi” di Legambiente – dell’ultima potete leggere qui. Sotto certi aspetti i livignaschi li capisco, dicevo, e pure li ammiro ma sotto altri aspetti molto meno. Vivono in una sorta di Eden alpino, protetti dal resto della realtà montana nazionale ordinaria ma pure separati, se non scollati, da essa. Hanno tra le mani un tesoro inestimabile – geografico, ambientale, naturale, paesaggistico, culturale, turistico e anche commerciale, certo – e lo sanno benissimo ma sembra che ne siano talmente convinti da finire per trascurarlo, in certi casi. Come quando ci si sente troppo sicuri di se stessi finendo così per sopravvalutarsi e facendo qualche passo più lungo delle proprie gambe: che senza dubbio sono forti e atletiche ma chissà fino a che punto.

[Foto di Maurizio Moro5153, opera propria, CC BY-SA 4.0, fonte commons.wikimedia.org.]
La “gita” a Livigno, quando non la vacanza, è da sempre un classico lombardo, un tempo per acquistare sigarette e orologi a prezzi convenienti, oggi anche solo perché è bello farla a prescindere: ma quanti amici e conoscenti negli ultimi anni ho sentito ritornare da lassù esclamando cose del tipo «Basta, troppo caos, troppo rumore non ci torno più, peggio che essere in centro a Milano!» e altro di simile. Suvvia, che se la facciano pure la loro divertente e pacchiana gara di sci in piena estate sulla neve dell’inverno prima conservata appositamente e stesa tra le vie! Ma che sappiano renderla ben più giustificata e accettabile ai tanti che oggi la contestano con una maggior consapevolezza generale della fortuna di cui godono vivendo il loro territorio e della necessità ineludibile di gestirlo al meglio salvaguardandone la bellezza unica e speciale. Una bellezza, è bene ricordarlo, che è fatta innanzi tutto di montagne emozionanti e della loro preziosa cultura, non di boutique scintillanti coi loro prezzi allettanti.