E’ uscito il numero 103 – Dicembre 2012 di InfoBergamo, il primo mensile on-line bergamasco di cultura ed informazione. Una web-rivista sempre più diffusa, conosciuta e ricca di contenuti interessanti che, nonostante il nome, vanno ben oltre i meri confini orobici per interessare ambiti nazionali e anche più, con uno sguardo sempre originale su tante realtà contemporanee. A riprova del successo di InfoBergamo, peraltro, non si può non segnalare il dato record del numero di lettori nel mese di Novembre, che ha toccato quota 79.833! E quale ulteriore e ancor più diretta riprova, cliccate QUI per leggere il sommario degli articoli pubblicati, e per notarne il (consueto) altissimo livello – grazie all’altrettanto alta qualità dei collaboratori della redazione, guidata da Graziano Paolo Vavassori.
In questo numero, il mio contributo/sguardo sul mondo letterario si intitola “Nella “botte” piccola c’è… il libro buono! L’editoria indipendente italiana, una risorsa culturale inestimabile“, e già da qui ne risulta evidente il tema trattato: nella povera Italia i cui 2/3 della popolazione dichiarano di non leggere nemmeno un libro all’anno e del mercato editoriale controllato oligarchicamente (e stoltamente) da pochi grandi nomi, che sembrano più potentati finanziari che editori di libri (spesso nemmeno così validi, letterariamente), la piccola/media editoria – o, con definizione più appropriata, “editoria indipendente” – rimane sempre di più la sola a ricercare, produrre, promuovere, salvaguardare e offrire buona letteratura. Ovvero, a fare cultura, in modo autentico e concreto. Nell’articolo vi illustro perché accade ciò, come accade e quanto questa evidenza sappia ancora mantenere viva non solo la produzione letteraria italiana ma pure il lettore propriamente detto, e la sua passione per i libri.
Cliccate QUI per leggere direttamente il mio articolo ma, ribadisco, non perdetevi nulla dell’intero ultimo numero e di tutto quanto offre la piattaforma web del mensile: InfoBergamo merita sul serio la vostra attenta lettura, e sono certo che non vi deluderà!
Tag: piccola editoria
Quando alle “Parole” dovrebbero seguire i fatti – in una Fiera letteraria, e altrove…
Sono reduce – come intuirà chi segue il blog – da La Fiera delle Parole di Padova, e in particolare dalla parte dell’evento dedicata alla piccola e media editoria, nell’ambito della quale esponeva anche Senso Inverso Edizioni, il mio attuale editore. Tale parte è stata ospitata in una location notevole, il Centro Culturale Altinate San Gaetano: veramente un fiore all’occhiello della città e un vanto del suo panorama culturale, peraltro a pochi passi dal centro storico – ovvero dalle vie del più classico passeggio cittadino – e comunque facilmente raggiungibile dai grandi parcheggi ai margini di esso. Un gran bel posto, insomma, per farci una fiera dell’editoria e qualsiasi altra cosa simile.
Posto ciò, lo spazio dedicato ai piccoli e medi editori era ospitato all’interno de La Fiera delle Parole, appunto, rassegna multiforme che ha portato nella città veneta numerosi grandi nomi del panorama letterario nazionale, in diverse location – librerie, auditorium, sale di rappresentanza varie – sparse per il centro. Una manifestazione molto bella, che tuttavia non è riuscita ad evitare l’errore (grave, sotto molti aspetti) di relegare la piccola e media editoria ad evento collaterale – mooolto collaterale! – e sostanzialmente al di fuori del flusso di pubblico attirato qui e là dai vari appuntamento con i grossi nomi. Confinata in un posto bellissimo, come detto, ma in questa caso, nella sostanza, parecchio sprecato, con momenti di assenza di pubblico pressoché totale che una manifestazione del genere non dovrebbe e potrebbe permettersi.
Purtroppo questa è una pecca che ho notato anche in altri eventi di simile genere, con gli stand dei piccoli e medi editori lasciati alla berlina in mezzo a tante altre cose, assai poco considerati dal pubblico e sovente – ben più grave! – dagli stessi organizzatori, dunque con un interesse generale verso di essi che peraltro non giustifica le spese sostenute per essere presenti con i propri libri – e ciò vale per gli editori ma anche per i loro autori. A volte, volendo pensare male, viene il sospetto che il tutto sia stato per così dire agevolato, che si offra lo spazio alla piccola editoria solo per darsi motivo di sostenere che “Visto? Il nostro evento ha dato spazio anche agli editori meno popolari e conosciuti!” per poi, nel concreto, tenerli in disparte, appunto, come qualcosa che non deve troppo interferire con il clou dello stesso evento – con lo scrittore famoso che presenta il suo ultimo libro e per il quale non ci può permettere che l’auditorium che lo ospiterà non sia adeguatamente affollato, ad esempio, o con la grossa (e influente, industrialmente, economicamente e politicamente…) casa editrice che rivendica tempi e spazi consoni al suo bel nome, a discapito di chiunque altro, ovvero, come spesso accade, dei piccoli editori e dei loro autori…
Insomma: posso comprendere che gli organizzatori di un evento letterario che comprenda grossi nomi e al contempo piccoli editori abbiano un occhio di riguardo in più per i primi – dai quali potrebbero giungere gratificazioni e ritorni d’immagine che i secondi difficilmente potrebbero garantire, almeno nel breve periodo. Tuttavia, ancora una volta, si dimentica che molta parte della vera, buona, nuova e innovativa letteratura, quella che magari dopo qualche anno diventa best seller sotto l’ala protettrice del grande editore, viene proprio dalla piccola editoria! L’unica che, per sua natura, può e sa fare ancora un autentico talent scouting (quando ormai i grandi gruppi editoriali mirano quasi solo al soldo, al guadagno immediato, all’operazione commerciale in bieco stile “finanza bancaria”!) e che, altrettanto spesso, pubblica libri di valore letterario eccelso i quali tuttavia pochi potranno scoprire perché il tutto sarà stato funzionalmente messo in disparte e/o nell’ombra dei grandi editori e dei loro showmen della letteratura, oggi sempre più mediatica e mediatizzante (infatti non a caso ho usato quel termine, “showmen”!).
Ribadisco: starò fin troppo pensando male cose sull’argomento, d’altro canto a pensar male si fa peccato ma si indovina, come recita il noto motteggio popolare: e purtroppo, constatando la brutta piega e l’altrettanto bieco modus operandi di buona parte del panorama editoriale nostrano, ultimamente si indovina fin troppo spesso, su queste cose! Peccato: è un’occasione persa, un’altra delle tante nelle quali ci si può imbattere qui in Italia, terra di concorsi letterari, fiere, rassegne ed eventi sovente un po’ troppo di facciata, belli fuori ma parecchio vuoti dentro. E peccato soprattutto perché nuovamente si ignora l’importanza fondamentale della piccola e media editoria per la vita (o bisogna inevitabilmente dire la sopravvivenza, ormai?) del panorama letterario nazionale, per la sua qualità, il suo valore e, ancor di più, per la sua capacità “genetica” di portare la cultura del libro e della lettura dove spesso i grandi editori non arrivano e non vogliono arrivare per mera scelta strategica commerciale. Addirittura “sua maestà” il Salone del Libro di Torino si è pubblicamente impegnato a dare più spazio e attenzione alla piccola e media editoria, drammaticamente assente (o quasi) nell’ultima edizione: ne diedi notizia anche io qui nel blog, all’epoca. Ecco, serve una nuova consapevolezza in tal senso, e forse, una simile consapevolezza, di segno opposto e convergente, sarebbe utile anche negli editori, sì che sappiano vincere l’eventuale propria soggezione e/o l’inevitabile sottomissione al volere di chi è infinitamente più grande e potente e facciano sentire la propria voce, rimarchino il proprio valore e l’importanza che hanno, facciano capire che, senza di loro, il sistema è zoppo, e la zappata sui piedi se la tirerebbero pure i grossi editori, i quali diventerebbero in toto dei venditori di merci e oggetti a forma di libro, non di letteratura. Letteratura, ok? Non si dimentichi che di ciò stiamo disquisendo!
E infatti, ahinoi, il mondo dei libri contemporaneo assomiglia parecchio e ogni giorno di più a quello del più banale – cioè più quotidiano – commercio al dettaglio: ci sono gli immensi ipermercati che offrono di tutto e di più attraverso strabilianti e allettanti promozioni, sconti, reclame patinate che di più non si può per marche e prodotti che lo sono anche di più; ma dove si deve andare per trovare il prodotto di qualità, la specialità sopraffina e di qualità garantita, se non ancora nei piccoli negozi, dove c’è ancora un gestore che tiene alla bontà delle sue offerte come fosse una questione di onore e che ti consiglia (esempio a caso) quel formaggio della piccola e sconosciuta latteria che egli stesso ha provato e consuma, talmente sublime che mai e poi mai la grande industria casearia con gli spot a tamburo battente in Tv potrà eguagliare, nemmeno lontanamente?
La Fiera delle Parole di Padova è una evento molto bello, logisticamente ben organizzato e dall’appeal potenziale veramente grande, ma lo è – diciamo… – al 70%. Poteva esserlo al 100%, e mi auguro che per le prossime edizioni si possa migliorare il più possibile quella percentuale, rimettendo nel giusto ordine di valori le varie componenti, e dunque veramente facendo il miglior servizio possibile alla letteratura, agli editori, ai lettori e ai libri tutti. Non solo ad alcuni, ma a tutti.