Nella vita di una persona ci sono oggetti dall’uso quotidiano e apparentemente ovvio o banale che tuttavia risultano fondamentali, per la frequenza con la quale vengono utilizzati o per ciò che consentono di fare. Il materasso, se ci pensate bene, è senza dubbio uno di quegli oggetti: su un materasso si compie una funzione biologica vitale come il dormire, a volte ci si è nati, ci si riposa, si fa l’amore, ci si resta da ammalati, sovente è su di esso che si conclude l’esistenza terrena. Per certi versi, quando è utilizzato da tempo, diventa pure una raffigurazione di chi lo usa, per come la forma del suo corpo vi resti impressa; dunque, volendo dilatare tale metaforica evidenza nello spazio e nel tempo, si potrebbe affermare che su un materasso a volte restano impressi tanto la quotidianità quanto il destino dei suoi utilizzatori – soprattutto se quel tal materasso li “segue” nel corso delle loro vite…
È in fondo ciò che ha immaginato Tim Krohn, scrittore tedesco da tempo residente in Svizzera, in Vita di un materasso di ottima fattura (Edizioni Casagrande, 2015, traduzione di Daniela Idra), romanzo breve e circolare nel quale proprio un semplice (seppur ben fatto, appunto) materasso diventa l’indiretto narratore di quasi sessant’anni di Novecento, secolo attraversato dalle vicende a volte liete e altre volte più drammatiche di alcuni personaggi còlti in alcune significative circostanze della loro vita che altrettanto significative lo sono, in senso lato, per la storia europea […]
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