Da sempre sono un convinto sostenitore della forma letteraria del racconto, per i motivi che ho più volte espresso anche qui nel blog (in questo articolo, ad esempio): è un format letterario che può essere ben più potente e intrigante di quanto possa lasciar supporre la sua brevità più o meno accentuata, anzi, proprio grazie ad essa lo scrittore ha l’obbligo e la responsabilità – oltre che dover avere la dote, ovviamente – di condensare senso, sostanza, valore letterario e messaggio così che anche solo da poche righe il lettore possa ricavare dal testo una compiutezza piena e intensa, oltre che gradevole alla lettura.
Della forma-racconto ci offre la personale interpretazione Ismar Gennari in Giallo e Blu (Senso Inverso Edizioni), opera di debutto dell’autore bresciano che di brani (uso questo termine non a caso, visto che Gennari è anche musicista) ne contiene sedici, tutti piuttosto brevi (raramente superano le 5/6 pagine) e in tal modo definiti per una peculiarità che fin dalla lettura dei primi racconti risulta evidente: ognuno è infatti sostanzialmente dedicato a un singolo personaggio protagonista, a una particolare condizione di vita, ad uno stato d’animo, a una vicenda umana a volte più solare e positiva, altre volte assai cupa e amara…
Leggete la recensione completa di Giallo e blu cliccando sulla copertina del libro lì sopra, oppure visitate la pagina del blog dedicata alle recensioni librarie. Buona lettura!
