Un lavoro fatto coi piedi

Sergej Dovlatov ha scritto: «Purtroppo non ci sono dati statistici certi su quali siano, in russo, le parole più o meno usate. Cioè tutti sanno, chiaramente, che la parola “merluzzo”, per esempio, è significativamente più usata della parola, per dire, “sterletto”, e la parola “vodka”, diciamo, è più usuale di parole come “nettare” o “ambrosia”. Ma di dati certi, ripeto, a questo proposito, non ne esistono. E è un peccato. Se dati di questo genere esistessero, ci accorgeremmo che, per esempio, l’espressione “è un lavoro fatto coi piedi” è una delle espressioni più usate, in Unione Sovietica».

[Paolo Nori, post pubblicato oggi, 31 marzo, sul suo sito/blog.]

Due appunti, al riguardo:

  1. Sergej Dovlatov è stato un meraviglioso scrittore russo, tra i più intriganti che abbia mai letto (qui trovate un elenco dei post e delle recensioni dedicati a lui e ai suoi libri), perseguitato in URSS e per questo costretto a fuggire in Occidente. Lo conobbi quando scrissi il mio libro su Tallinn in quanto Dovlatov vi lavorò, nei primi anni Settanta, come corrispondente di alcuni giornali sovietici, periodo al quale si riferisce il suo libro Compromesso.
  2. L’invasione della Russia ai danni dell’Ucraina è, palesemente, «un lavoro fatto coi piedi».
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