
Una sera di luglio del 1845, Dostoevskij, che ha 23 anni, va a trovare un suo amico e si mettono a leggere Gogol’ e lo leggono fino alle 4 del mattino.
«Allora succedeva così, tra i giovani: si riunivano in due, tre e: “Se leggessimo Gogol’, signori?”, e si sedevano e leggevano», ricorda Dostoevskij.
Come se dei ragazzi italiani, ventitreenni, si trovassero e si dicessero, «E se leggessimo Foscolo, cosa dite?».
E tirassero fuori I sepolcri e facessero mattino a leggere e rileggere I sepolcri.
(È un articolo dell’1 novembre nel sito/blog di Paolo Nori, che trovo sempre fenomenale da leggere – il sito e lui come autore pure, certo, infatti lo cito spesso, qui. Leggetelo pure voi, vi delizierà parecchio.)