Devoti pervertiti (d’America, e non solo)

Intanto, negli USA, molestatori e abusatori sessuali fioccano come neve a gennaio. Ma come? – viene da chiedersi, l’America non viene spesso criticata (o “elogiata”, per chi crede di farlo) per le sue profonde radici puritane? Non è la nazione i cui presidenti eletti giurano sulla Bibbia e durante la qual cerimonia d’insediamento viene impartita una benedizione religiosa? Non è forse God bless America (”Dio benedica l’America”) uno dei canti patriottici più intonati dagli americani? E allora come può accadere tutto quello che sta accadendo?

O, forse, tutto ciò sta accadendo proprio in forza di quelle evidenze citate?

Certo: come qualcuno potrebbe denotare, in fondo è pure la nazione che ha eletto come suo Presidente (attualmente in carica) un molestatore – presunto ma al momento niente affatto scagionato…

Come ricorda bene Giuseppe Ravera in questo suo articolo, nel 1909 Sigmund Freud, il celeberrimo padre della psicanalisi, si recò negli Stati Uniti e, nel suo tour americano, trovò particolarmente interessante per i propri studi il New England, una delle zone più puritane, retrograde e conservatrici del paese, dacché “conteneva elementi che lo rendevano ricettivo alla teoria freudiana. I tabù sessuali erano qui sentiti più rigidi che altrove, per cui alcuni intellettuali avevano cominciato ad esplorare la relazione fra tabù sessuali e malattia mentale, assai frequente in quelle zone”.

Inutile dirlo: non che in America ci sia pieno di malvagi pervertiti e altrove no; tuttavia, diciamo così, ancora una volta la sua realtà appare profondamente indicativa ed emblematica. In fondo, proprio in quel libro sul quale i Presidenti americani giurano – nel Libro di Geremia, precisamente – si trova scritto:

Cambia forse un Etiope la sua pelle | o un leopardo la sua picchiettatura? | Allo stesso modo, potrete fare il bene | anche voi abituati a fare il male?

One thought on “Devoti pervertiti (d’America, e non solo)”

  1. Di Giuseppe Ravera ho letto un altro interessante articolo che recensisce il libro di Salman Rushdie “Knife”. Il libro che Salman Rushdie ha pubblicato dopo l’aggressione al coltello che ha subito e che lo ha privato di un occhio, dell’uso di una mano e gravemente al fegato e alla gola in 27 secondi e con 12 pugnalate. La recensione e’ del 2024 ed e’ molto positiva poiche’ il motore di tutto e’ la difesa della liberta’ di parola che Salman Rushdie afferma di fronte alla barbarie. Ora alla luce della sentenza che ha condannato a 25 anni di carcere il suo aggressore mi sono messa a cercare in rete se ci fossero commenti critici. Nessuno che spieghi bene se il criminale responsabile della mancata strage (infatti feri’ seriamente anche una persona che cerco’ di fermarlo) sia stato condannato solo per tentato omicidio e aggressione o anche per tentata strage. Poiche’ secondo me 25 anni per questi tre capi d’accusa sono irrisori. UN’altra questione irrisolta che non trovo in nessun articolo e’ se ora la Fatwa non e’ piu’ valida oppure Salman Rushdie deve continuare a vivere tutta la vita nel terrore poiche’ qualche altro islamico lo vuole fare fuori. Terza e ultima considerazione, come verifichiamo che Matar, l’efferato feritore di Salman Rushdie, riscuota la super taglia che l’Iran aveva destinato all’esecutore della Fatwa contro Rushdie? O non sono brava io a cercare in rete quello che mi interessa oppure i giornalisti stanno snobbando la sofferenza di Salman Rushdie per una battaglia che portando avanti da solo , continuando a scrivere, per la liberta’ di tutti noi. Per non parlare dei notabili sulla scena della comunicazione che hanno detto: se l’e’ cercata!

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