Quindi, i libri sono reali anche per me; mi collegano non solo ad altre menti ma alla visione di altre menti, a ciò che quelle menti comprendono e vedono.

(Philip K. Dick, La trasmigrazione di Timothy Archer, traduzione di Vittorio Curtoni, Fanucci, 2010, pag.97; orig.1982.)
P.S.: qui il termine “psichedelici”, da psichedelia, lo utilizzo nella sua accezione etimologica originaria, derivata dall’unione delle parole greche ψυχή (psykhé, anima) e δῆλος (dêlos, chiaro, evidente), nel senso di “allargamento della coscienza“. Ovvero ciò che sanno fare i libri certamente più e meglio, a mio parere, di qualsiasi sostanza psicoattiva.