L'”esperto” di montagna

[Foto di Laci Döme da Pixabay.]
Quando qualche organo di informazione pubblica i miei contenuti sulla montagna, sovente mi indica come “esperto” – di cultura montana, di turismo montano, eccetera. Poi, quando gli articoli rimbalzano sui social media, puntualmente c’è chi, non esattamente in linea con le mie opinioni, rimarca la cosa con fare critico se non canzonatorio: «Ah, è arrivato l’espertone!» e cose del genere.

Be’, mi preme denotare che il vedermi definire un “esperto” mi imbarazza non poco: certo studio in vario modo le montagne da anni, ci vivo, le frequento lungo tutta la cerchia alpina di qua e di là dallo spartiacque. Capisco bene le redazioni che, nel titolare gli articoli, hanno l’esigenza di condensare in pochi termini se non in uno solo descrizioni ben più articolate, e so pure bene che, qualsiasi altro termine usassero, anche il più minimizzante possibile, chi voglia criticare non lo accetterebbe comunque.

D’altro canto, hanno “ragione” quelli che non vogliono ritenermi un esperto, perché sono io il primo a non potermi definire tale: le montagne offrono così tanto da imparare, e tantissime persone ad esse legate sanno insegnarmi così tante cose che non so al riguardo e le cui narrazioni ascolto con gran piacere e passione, che mai potrei definirmi “esperto”. Fortunatamente, dico io: ciò dimostra quanto grandi siano le montagne non solo orograficamente ma pure culturalmente, e quanto bello, affascinante, stimolante sia questa evidenza. Sui monti ogni valle è un mondo diverso da quello che rappresenta la valle accanto, e spesso nella stessa valle ogni villaggio è un luogo a sé, basta che ci sia di mezzo una forra, un lago, un fitto bosco o un altro ostacolo geografico per generare la singolarità e le relative peculiarità: così, si diventi pure onniscienti riguardo una certa zona, ci si può mai dire tali anche per quella adiacente? E dunque, quando si diventa veramente esperti di montagna? Forse mai, io credo e per fortuna, lo ribadisco.

Semmai, rivendico il fatto di essere “esperto” secondo l’etimologia originaria del termine, dal latino «esperire», ricercare, tentare, provare – la stessa radice del termine “esperimento”. Quasi sempre chi produce un esperimento lo fa per scoprire qualcosa che ancora non sa o non conosce bene, dunque non può certo dirsi “esperto” se non dopo aver compiuto e compreso l’esperimento, appunto. Ecco, è la stessa cosa per me nei confronti delle montagne: un ambito di sperimentazione costante nel quale ogni cosa che si apprende si lega a tante altre ancora da sperimentare, scoprire, conoscere, così da acquisire il più efficace e prezioso bagaglio di esperienza – altro termine con la stessa etimologia.

Dunque ringrazio quelli che mi sfottono perché vengo definito un “esperto”: in fondo mi stanno facendo un bel complimento e mi incitano a continuare nelle mie sperimentazioni montane!

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