La rivista d’informazione eco-ambientale GreenMe (ri)mette in luce, in un articolo di qualche giorno fa (cliccate sull’immagine qui sopra per leggerlo), il danno estremo provocato dai mozziconi di sigaretta gettati in terra o altrove: al primo posto tra i rifiuti inquinanti prodotti dall’uomo e che ogni anno finiscono in mare, ancor più dei tanti oggetti in plastica, ci sono proprio i mozziconi di sigaretta, le cicche, che hanno un filtro fatto di acetato di cellulosa il quale impiega più di dieci anni per decomporsi.
Ci sono minimi gesti usuali, nella vita quotidiana della nostra società, che pur nel loro piccolo risultano – a mio modo di vedere – assolutamente emblematici del senso civico e dello stato di salute culturale diffusi nella società stessa o, dalla parte opposta, della maleducazione e dell’inciviltà diffusa. Ecco, la pratica di gettare o mozziconi delle sigarette appena fumate da persone sicuramente “per bene” come nulla fosse, ovvero come qualcosa di automatico e naturale, credo sia tra quei piccoli gesti uno dei più significativi, in tal senso. Più significativi e più barbari proprio in forza della sua piccolezza, della sua banalità. Perché se numerosi membri di una società apparentemente “civile” e “avanzata” non sanno evitare pratiche pur così minime e semplici ma tanto deleterie, significa che l’imbarbarimento, culturale e non solo, è ormai genetico. È anche questo inquinamento, a ben vedere: del cervello di molte persone, e con conseguenti gravi danni al buon senso.
Fosse per me, mi augurerei volentieri che a chi commetta tale ignobile gesto venissero comminati svariati anni di detenzione, già. Forse sarebbe l’unico sistema realmente efficace per debellarlo, nel breve termine e in attesa che un senso civico maggiormente sviluppato e attivo (o una maggior intelligenza, forse dovrei dire) si diffonda nuovamente. Ma è solo una mia “provocazione”, ovvio.
Altro comportamento che mi fa andare in bestia: le carte gettate dal finestrino delle auto in corsa, come se il mondo esterno fosse una generica pattumiera.
Esatto, ben detto. Roba da seguire i tizi che lo fanno fino a casa loro, suonare alla porta e, una volta che avranno aperto, scaricargli in salotto un sacco della spazzatura. Il principio è lo stesso in fondo, no? Anzi, un tale gesto sarebbe persino più nobile: sporcheremmo solo casa loro, non la casa di tutti quanti.
Non uno stato di polizia, ma uno stato dove la polizia è presente e punisce, senza timore
Beh, Paola, lo stato – ovvero la comunità sociale – realmente progredita sarebbe quella che non abbisogna di punire i propri membri, se non in casi estremi. Il fatto che la polizia debba sopperire alla mancanza di ordine (e di senso) civico è cosa tanto obbligata quanto drammatica ed emblematica.
Giusto