Ma ciò che resta lo intuiscono i poeti (come Giacomo Paris)

Chi segue questo blog e chi vi scrive conosce, avrà conosciuto o potrà conoscere, cercando qui il suo nome, Giacomo Paris, raffinato scrittore e poeta (oltre che docente di filosofia e consulente psico-pedagogico) con il quale ho avuto il grande onore e il fervido piacere di collaborare più volte (clic) per la presentazione dei suoi libri o in altre pubbliche e sempre affascinanti conversazioni. Ciò mi ha permesso di conoscerlo come una persona estremamente colta e capace di offrire illuminanti visioni, apprezzandone per giunta la cordialità e la gran simpatia, dunque non posso che caldamente invitarvi a seguire le sue imminenti “dissertazioni di viaggio” online sulla poesia e su alcuni tra i più grandi poeti del Novecento, un ciclo dal titolo …Ma ciò che resta lo intuiscono i poeti.

Questo il calendario degli incontri:

  • 5 febbraio: E non avevo che il mio bianco taccuino sotto il sole. In viaggio con Sandro Penna.
  • 12 febbraio: I re non toccano le porte, non conoscono questa felicità. In viaggio con Francis Ponge.
  • 19 febbraio: Era primavera e gli alberi volarono ai loro uccelli. In viaggio con Paul Celan.
  • 26 febbraio: Verrà la morte e avrà i tuoi occhi. In viaggio con Cesare Pavese.

Tutti gli incontri si terranno alle ore 21 su piattaforma web. Per qualsiasi informazione al riguardo potete chiedere al 333.235.60.76 oppure a studiogiacomoparis@gmail.com.

Ribadisco: ve li consiglio caldamente, questi incontri con Giacomo Paris. Ne sarete soddisfatti, affascinati, illuminati.

Libri da leggere ma non da scriverne (Stefano Bartezzaghi dixit #2)

Devo scrivere un articolo, sono preoccupato. E’ un libro di Francis Ponge, mi piace, ma mi piace in quel modo che non mi renderà agevole scriverne. Ho già capito, infatti, che ci sono libri che voglio solo leggere e magari sono i miei preferiti: a distanza di decenni potrò dire di non averne mai scritto o parlato, se non pochissimo. (…) Ogni articolo commissionato è una vasta incognita, anzi, una somma di incognite. Troverò anche questa volta un incipit? Una chiusa? Commetterò un errore che mi tradirà? Reggerà, il mio bluff, una volta di più? Mi aggiro per la città all’ombra di una minaccia di ignominia, che mi agita e protegge e di cui sono l’unico, ancorché infaticabile, alimentatore.

Stefano Bartezzaghi, M – Una metronovela (Einaudi, 2015, collana Frontiere, pag.105-106)

bartezzaghi-1280x628E’ vero che di certi libri la cui lettura risulta particolarmente significativa e colpente sarebbe meglio non scriverne, per chi invece lo deve fare a volte inevitabilmente. E’ un po’ come offendere quell’importanza particolare, come svilirla attraverso parole che gioco forza mai potranno del tutto riportare il valore di essa – il che genera le paturnie rimarcate da Bartezzaghi, poi. Paturnie peraltro importanti delle quali chi scrive dovrebbe comunque almeno un poco soffrire, per garantire ai lettori l’offerta di testi che siano interessanti ovvero, per quanto possibile, mai insignificanti. Cosa mai semplice, appunto – e si vede, leggendo in giro.

P.S.: chi è quel Francis Ponge? Qui.