Walter Bonatti, 13 anni

Walter Bonatti lasciava questo nostro mondo esattamente 13 anni fa, il 13 settembre del 2011.

Chiunque l’abbia conosciuto, di persona o per sola fama, poca o tanta che fosse la sua conoscenza, credo abbia compreso da subito che una persona eccezionale come Walter sarebbe stata ben difficilmente dimenticata: ma penso che nessuno avrebbe potuto immaginare quanto Walter resti ancora vividamente presente nella mente di così tante persone, come sia costantemente ricordato e citato, quanto ancora si scriva di lui e della sua vita, come rappresenti un punto di riferimento irrinunciabile non solo per qualsiasi appassionato di montagna ma pure per tanta gente comune che di vette e scalate ne sa poco o nulla ma che si sente ispirata dalla vita, dalle avventure e dalle parole di Bonatti. Quasi come fosse ancora tra di noi – e per certi versi è veramente così.

È un privilegio, questo, riservato a pochi grandi personaggi del nostro tempo, figure che definiamo per questo “leggendarie” ma il cui portato – storico, culturale, umano – è stato e resta un indelebile elemento della nostra più concreta realtà col quale ci viene spontaneo, naturale ispirare almeno una parte del nostro modo di viverla e di comprenderne la quotidianità. D’altro canto Bonatti disse – citato da Angelo Ponta, uno dei curatori dell’Archivio del grande alpinista conservato al Museo della Montagna di Torino (dal quale proviene l’immagine in testa al post), nel bell’articolo pubblicato su “Vogue Italia” nell’ottobre 2020 – a dimostrazione di come anche la cultura mainstream conservi nitida la memoria nei suoi riguardi – che «Fa paura ciò che non si conosce. Quindi io faccio del mio meglio per conoscere, e conoscendo riduco la mia paura.» Un obiettivo, quello della conoscenza, che è – dovrebbe essere – parte di ogni essere umano in quanto creatura intelligente e senziente (cosa peraltro eternata da Dante nella Divina Commedia con quel celeberrimo passaggio del Canto XXVI dell’Inferno) e forse anche per questo motivo Bonatti resta così presente e conosciuto da tante persone: perché tenercelo bene a mente ci aiuta a conoscere meglio il mondo in cui viviamo nonché, probabilmente, un po’ anche noi stessi.

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