Buone vacanze a tutti!

Care amiche e cari amici, per un paio di settimane il blog e chi lo cura si prendono una pausa. Auguro a tutti voi di passare le più belle, rilassanti e rigeneranti vacanze ovvero, se le avete già fatte o le farete più avanti e magari vi tocca lavorare, di passare giorni di pace e serenità – e, visto che ci tocca vivere in questo mondo bislacco, ne abbiamo bisogno tutti!

😊 😉

P.S.: volevo pubblicare una bella e suggestiva immagine montana ma, per non far torto a nessuna vetta delle tante che, dal mio punto di vista, sulle Alpi meriterebbero considerazione e ammirazione, pubblico un’immagine della montagna (propriamente detta) “per eccellenza” del nostro pianeta, la più elevata in assoluto… No, non è l’Everest, che è sì la massima elevazione della Terra per convenzione geografica, ma è il Mauna Kea, vulcano dell’isola di Hawaii del cui arcipelago rappresenta la vetta più alta. Raggiunge la quota massima di 4207 metri ma se lo si misura dalla sua base, sommersa nell’Oceano Pacifico a oltre 5700 metri di profondità, il Mauna Kea risulta alto 9.968 metri, superando in elevazione l’Everest di ben 1.120 metri. Per un blog come questo che parla soprattutto di montagne, direi che sia il testimonial più adatto!

Ancora buone vacanze a tutti!

(La foto del Mauna Kea è dell’International Gemini Observatory/NOIRLab/AURA/ NSF/J. Pollard, CC BY 4.0, fonte commons.wikimedia.org.)

Sindrome da vacanza totale

[Immagine tratta da qui.]
Le ferie agostane appena (per me) trascorse, pur nella stranezza insolita che le ha contraddistinte rispetto agli anni scorsi – il periodo pandemico che stiamo vivendo le avrà rese strane e insolite anche a molti di voi, immagino – hanno indubbiamente confermato la manifestazione in me di una specie di “patologia” (virgolette, eh!) che potrei definire sindrome da vacanza totale, la cui sintomatologia riassumerei brevemente così: quando sono in vacanza, e per fare che la vacanza sia realmente percepita come tale, non riesco a fare quasi nulla delle cose che usualmente faccio nei restanti 350 giorni dell’anno. E con quel “quasi” intendo solo cose fondamentalmente necessarie e indipendenti dal periodo e dal momento.

Anche per questo, nelle due settimane che per me rappresentano l’unico periodo di vacanza che la vita quotidiana mi concede, salvo pochi altri giorni occasionali e dipendenti da mille circostanze, tendo a “sparire” mostrando senza dubbio un alto e per taluni deprecabile livello di asocialità che tuttavia serve a salvaguardare l’altrettanto alto (be’, più o meno) livello di socialità che posso e devo manifestare nel resto dell’anno. Riprodurre anche una minima e banale attività ordinaria, ad esempio frequentare continuativamente i social, tende a vanificare in me, piuttosto rapidamente, la gradevole, gradita e indispensabile sensazione di essere in vacanza e, appunto, di non dover fare le solite cose – anche quando piacevoli – almeno per due settimane all’anno. Insomma, per me la vacanza deve essere veramente “vacanza” cioè assenza, da più cose ordinarie possibile e non ultimo nel senso materiale del termine: come sparizione, ribadisco. [1] Non riesco proprio a fare diversamente. Abbasso la saracinesca tra me e il mondo, ci appendo il cartello «CHIUSO PER FERIE» (senza date di riapertura, non si sa mai) e arrivederci al mio ritorno. Poi, ovvio che la saracinesca ha uno spioncino per guardare fuori, l’importante è che da fuori nessuno possa guardare dentro, senza il mio assenso.

Per tali motivi, la mia vacanza ideale è da trascorrere o totalmente in viaggio in paesi e territori lontani, non solo geograficamente (cosa che ho sempre cercato di fare appena mi è stato possibile, negli anni scorsi), o totalmente restandomene a letto a dormire. Per due intere settimane, sì. Ovvio che, fino ad oggi, ho preferito la prima opzione ritenendo la seconda un po’ troppo statica, ma chissà che non cambi opinione, in futuro.

In ogni caso, sia chiaro, ammiro molto chi invece anche durante le proprie vacanze riesca a rimanere operoso nelle sue solite attività quotidiane. Credo sia certamente molto più dinamico di me e, almeno in quel periodo, più capace di far fruttare il proprio tempo – sperando che riesca comunque a riposarsi, anche. A meno che la principale attività svolta durante l’anno sia frequentare una sala slot o starsene davanti alla TV senza perdersi alcun talk show oppure altro di assimilabile: nel caso, a costoro consiglierei una vacanza di durata annuale, da queste attività.

[1] Con due sole eccezioni: camminare in Natura e leggere libri.