Tutto il mondo è paese… Anzi, affino meglio la citazione di questo celebre motteggio popolare: in tutto il mondo il potere politico è paese. Magrissima consolazione, per noi italiani che di bassezza morale e non solo del potere politico siamo tra i massimi esperti del mondo occidentale, sapere che un tale pensiero mi sia sorto leggendo un romanzo invero ambientato nell’austero Regno Unito, e più specificatamente in Scozia, nazione a larga indipendenza amministrativa del reame Windsor ma pure nella quale, nonostante tale prerogativa, il potere ha come primari scopi i propri interessi e gli scranni, più che i bisogni dei cittadini, e per ottenere ciò utilizza la solita strategia: il controllo dell’informazione e del sapere diffuso, ovvero l’imposizione di verità di comodo che possano influenzare e plasmare l’opinione pubblica, così da far credere ad essa ciò che è più funzionale a chi la governa, appunto. La storia insegna: più un popolo è ignorante – di cultura e di informazione – più è facilmente assoggettabile…
Beh, in verità la suddetta consolazione diviene ancor più magra arrivando alla fine de Il paese della menzogna dello scrittore scozzese Christopher Brookmyre (Meridiano Zero, 2002, traduzione di Vittorio Curtoni; in origine uscito nel 1997), dacché in essa la storia si risolve in eventi e modi che, io temo, dalle nostre parti sarebbero (e sono) piuttosto utopici…
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