Benvenuti nel blog di Luca Rota. Uno che esplora paesaggi e poi scrive. O viceversa.
Livigno, le gare di sci d’estate per le vie del paese, la pagliuzza e la trave nell’occhio
[Immagine tratta da facebook.com/Livigno.]Come ogni anno in moltissimi sul web criticano la gara di sci (BWT 1K Shot e Gara da li Contrada la denominazione ufficiale) che Livigno organizza a fine agosto tra le vie del paese “spalmate” di neve e che quest’anno è andata in scena giusto ieri 29 agosto, definendola sostanzialmente – per riassumere e sintetizzare il senso delle variegate critiche – una baracconata senza senso.
Trovo che Livigno sia uno dei luoghi più affascinanti delle Alpi e quelle critiche le capisco benissimo, sono certamente giustificate. Tuttavia a mio modo di vedere il punto della questione non è l’evento in sé ma tutto quanto vi è intorno. La gara di sci estiva è una “baracconata” turistica pure simpatica anche perché transitoria, ci può stare, ma rischia di rappresentare la pagliuzza nell’occhio che non fa vedere la trave ben più invasiva e irritante. Livigno s’è ormai incollata addosso un abito di consumismo economico e ambientale che la rende sempre più simile a una specie di pittoresco Viale Ceccarini in quota o, per usare le parole di Alessia Spalma, amica sensibile e notevole fotografa dunque dotata di visione particolarmente attenta e approfondita dei luoghi, «un triste centro commerciale a cielo aperto» per il quale le “ordinarie” attività di montagna sembrano più un contorno funzionale alle continue lottizzazioni sparse per la valle dell’Aqua Granda e agli affari relativi (legittimi, per carità – forse, ecco…) piuttosto che altro di più tipicamente alpino. Tra meno di due anni poi, lo sapete, ci saranno le Olimpiadi di Milano-Cortina, Livigno è località di gare e pure ciò sta contribuendo ad ampliare e infrastrutturare ulteriormente lo shopping mall livignasco.
[Immagini tratte dalla pagina Facebook “Livigno is magic“.]Sotto certi aspetti li capisco, quelli di Livigno, per come amministrano la loro straordinaria enclave, derelitta fino a pochi decenni fa – cioè prima che fosse realizzata la strada del Passo del Foscagno, quando la zona rimaneva sostanzialmente isolata per l’intero inverno – e poi fortunata come poche altre nelle Alpi italiane, non solo per la zona franca – oggi invero piuttosto evanescente se non per i costi dei carburanti e poco altro. Il loro isolamento “morale” (Livigno è Italia, sì, ma solo amministrativamente e per qualche altra cosa, il resto della Valtellina guarda i livignaschi in tralice ma d’altro canto non è affatto Grigioni ergo Svizzera, nonostante il progetto di collegamento ferroviario con la rete elvetica della Ferrovia Retica) e le caratteristiche peculiari del territorio li rende liberi di fare molte cose altrove interdette sicché a volte esagerano, come testimoniato dalle diverse «bandiere nere» già assegnate negli anni scorsi a Livigno dalla “Carovana delle Alpi” di Legambiente – dell’ultima potete leggere qui. Sotto certi aspetti i livignaschi li capisco, dicevo, e pure li ammiro ma sotto altri aspetti molto meno. Vivono in una sorta di Eden alpino, protetti dal resto della realtà montana nazionale ordinaria ma pure separati, se non scollati, da essa. Hanno tra le mani un tesoro inestimabile – geografico, ambientale, naturale, paesaggistico, culturale, turistico e anche commerciale, certo – e lo sanno benissimo ma sembra che ne siano talmente convinti da finire per trascurarlo, in certi casi. Come quando ci si sente troppo sicuri di se stessi finendo così per sopravvalutarsi e facendo qualche passo più lungo delle proprie gambe: che senza dubbio sono forti e atletiche ma chissà fino a che punto.
[Foto di Maurizio Moro5153, opera propria, CC BY-SA 4.0, fonte commons.wikimedia.org.]La “gita” a Livigno, quando non la vacanza, è da sempre un classico lombardo, un tempo per acquistare sigarette e orologi a prezzi convenienti, oggi anche solo perché è bello farla a prescindere: ma quanti amici e conoscenti negli ultimi anni ho sentito ritornare da lassù esclamando cose del tipo «Basta, troppo caos, troppo rumore non ci torno più, peggio che essere in centro a Milano!» e altro di simile. Suvvia, che se la facciano pure la loro divertente e pacchiana gara di sci in piena estate sulla neve dell’inverno prima conservata appositamente e stesa tra le vie! Ma che sappiano renderla ben più giustificata e accettabile ai tanti che oggi la contestano con una maggior consapevolezza generale della fortuna di cui godono vivendo il loro territorio e della necessità ineludibile di gestirlo al meglio salvaguardandone la bellezza unica e speciale. Una bellezza, è bene ricordarlo, che è fatta innanzi tutto di montagne emozionanti e della loro preziosa cultura, non di boutique scintillanti coi loro prezzi allettanti.
4 pensieri riguardo “Livigno, le gare di sci d’estate per le vie del paese, la pagliuzza e la trave nell’occhio”
Quale onore, caro Luca, essere citata qui! Grazie, e grazie per il tuo sguardo sempre un po’ più profondo e foriero di riflessioni mai banali. Sono stata a Livigno per la prima volta domenica scorsa, in gita, in compagnia di persone che andavano come scrivi qui, perché la gita a Livigno s’ha da fare, con i trolley vuoti e poi pieni di non so bene che cosa perché io non ho visto nulla di così allettante. Sono andata perché non ero mai stata, perché era occasione di vedere un paesaggio nuovo, e di stare in montagna a certe quote che non frequento spesso. Sapevo più o meno cosa aspettarmi, ma devo dire l’impatto è stato più forte di quanto immaginassi. La notevole bellezza del contorno è un contrasto stridente con la teoria di negozi senza soluzione di continuità, la mancanza di un’anima del luogo mi ha colpita, ma forse (spero) mi è solo mancato il tempo di cercarla. Ho camminato per sentieri, invece. E guardato in alto. Un abbraccio,
Mitica Alessia! Grazie a te invece per essere così “illuminante”, sia con le tue fotografie che con le cose che scrivi, anzi, scusami per non averti avvisato prima e chiesto il consenso per la citazione! Per il resto, appunto, hai elaborato di Livigno una delle migliori narrazioni della sua realtà di fatto e dei suoi contrasti tra bellezza e follia realmente sconcertanti. Grazie ancora, e speriamo di (ri)vederci presto! 😊😉
Difficile trovare un sentiero per camminare senza rischiare di essere investiti da biciclette in discesa , che spesso hanno anche la precedenza , e distruggono i sentieri.Camper liberamente accampati ovunque.
Intanto con la scusa delle Olimpiadi aumenta lo scempio ambientale, solo dopo 2 mesi ci si accorge, senza far nulla, che il mitico Spol è un rigagnolo fangoso .
Più gente c’è meno animali si vedono, ma il Comune ritiene un successo avere tanta gente in ciabatte e bermuda per le vie.
Quale onore, caro Luca, essere citata qui! Grazie, e grazie per il tuo sguardo sempre un po’ più profondo e foriero di riflessioni mai banali. Sono stata a Livigno per la prima volta domenica scorsa, in gita, in compagnia di persone che andavano come scrivi qui, perché la gita a Livigno s’ha da fare, con i trolley vuoti e poi pieni di non so bene che cosa perché io non ho visto nulla di così allettante. Sono andata perché non ero mai stata, perché era occasione di vedere un paesaggio nuovo, e di stare in montagna a certe quote che non frequento spesso. Sapevo più o meno cosa aspettarmi, ma devo dire l’impatto è stato più forte di quanto immaginassi. La notevole bellezza del contorno è un contrasto stridente con la teoria di negozi senza soluzione di continuità, la mancanza di un’anima del luogo mi ha colpita, ma forse (spero) mi è solo mancato il tempo di cercarla. Ho camminato per sentieri, invece. E guardato in alto. Un abbraccio,
Alessia
Mitica Alessia! Grazie a te invece per essere così “illuminante”, sia con le tue fotografie che con le cose che scrivi, anzi, scusami per non averti avvisato prima e chiesto il consenso per la citazione! Per il resto, appunto, hai elaborato di Livigno una delle migliori narrazioni della sua realtà di fatto e dei suoi contrasti tra bellezza e follia realmente sconcertanti. Grazie ancora, e speriamo di (ri)vederci presto! 😊😉
Difficile trovare un sentiero per camminare senza rischiare di essere investiti da biciclette in discesa , che spesso hanno anche la precedenza , e distruggono i sentieri.Camper liberamente accampati ovunque.
Intanto con la scusa delle Olimpiadi aumenta lo scempio ambientale, solo dopo 2 mesi ci si accorge, senza far nulla, che il mitico Spol è un rigagnolo fangoso .
Più gente c’è meno animali si vedono, ma il Comune ritiene un successo avere tanta gente in ciabatte e bermuda per le vie.