Ieri sono uscito per correre sui monti dietro casa che era l’imbrunire, quasi.
Una lama di luce dorata all’orizzonte illuminava il paesaggio, via via più sottile nel frattempo che la zona d’ombra saliva verso l’alto inglobando ogni cosa. Usando il Sole calante come unico misuratore del tempo della mia corsa, ho lasciato che gli occhi si abituassero all’oscurità incipiente, come facevano gli astronomi dell’antichità per accrescere la propria acutezza visiva e osservare meglio le stelle.
Così, quando ormai il cielo sopra di me diventata d’un blu cobalto sempre più cupo, correvo sui sentieri nel bosco e ci vedevo ancora benissimo. E mi è venuto da pensare che il nostro mondo contemporaneo è illuminato da numerosissime luci, eppure molto spesso non riusciamo a vedere nulla, o quasi.
Brancoliamo tutti nel buio, chi più chi meno, perlopiù senza rendercene conto. Mi piace questa tua uscita tra il poetico e il filosofico, bella anche la foto 🙂
Grazie, Ale!!!
Sono quelle cose che mediti sotto sforzo, quando sei totalmente concentrato nel gesto atletico e dunque la mente può svagarsi e pensare ad altro, per un po’. In effetti correndo nei boschi ho “scritto” – ovvero concepito – buona parte dei testi poi finiti nei miei libri! 🙂
Allora quasi quasi vengo a fare una corsa con te nei boschi, chissà che poi i neuroni non mi funzionino un po’ meglio 😀 😉
Bellissima foto!! 🙂
Grazie! L’ho effettivamente scattata dai monti di cui ho detto nell’articolo… 🙂
Illuminante pensiero. 🙂
Nicola
Ah, parole azzeccate! 😀
Grazie, Nicola!
Se il risultato dello sforzo aerobico è questo, stasera mi impongo di fare 10 km e arrivare stremato a casa! Bel post!
Ahahah, beh, magari ti bastano 2 km tirati allo spasimo… Ma in effetti non sono il primo a ritenete la corsa di durata, soprattutto se svolta in ambiente naturale, un esercizio zen, ovvero una notevole occasione di meditazione.
Insomma, provaci. Ma se ti viene un infarto, declino ogni responsabilità, eh! 😀 🙂