Il dolce piacere della scelta di un libro da leggere

Tutti potremmo però concordare che il mezzo di diffusione culturale per eccellenza è stato ed è tutt’ora, nonostante internet e e-book vari, il libro. Niente più dell’opera scritta, credo, possa rappresentare la cultura. Il “lettore di professione” non può stare troppo tempo senza un libro nelle immediate vicinanze dei suoi occhi e quando si sta avviando a concluderne uno spesso sta già pregustando il successivo. Lo spazio temporale interposto tra la lettura di due libri non può che essere minimo, quanto basta per il respiro necessario prima di una lunga immersione.
La libreria è il posto dove si acquistano i libri, ma parlarne solo in questi termini è riduttivo. Chi va a comprare le sue letture sa bene che l’arrivo alla cassa è solo la fase finale e materiale di un processo che si avvia ben prima e che di materiale ha ben poco. Scegliere un libro per il proprio piacere può essere un lungo ed inestimabile processo mentale che può avere avuto luogo già prima di entrare in libreria oppure può avvalersi del classico ed incomparabile girovagare tra gli scaffali in cerca di non si sa bene cosa e, anche quando lo si scopre, non sempre diventa un buon motivo per rinunciare all’esplorazione. Il prendere in mano un volume e toccarne la sua consistenza dà quasi l’idea di possedere la cultura, idea innocentemente falsa, ma potentemente simbolica.

Mario De Maglie, su Il Fatto Quotidiano del 20/10/2012.

DeMaglie_fotoInoltre – mi permetto di aggiungere a quanto scritto da De Maglie (con cui concordo al mille-per-cento: serve rimarcarlo?!?) – gli occhi, lo sguardo, le mani e i pensieri che scorrono sugli scaffali della libreria e sulle spalle dei libri ricercando un impulso anche minimo che faccia scattare l’interesse e, poi, la volontà di far proprio uno o più di quei volumi, è come un’esplorazione a volo d’uccello su un mondo intero e anche più, ovvero in tutto quello di reale e di fantastico che vi può stare tra un libro e l’altro e tra le pagine di ciascuno di essi… Non so, ma quando mi ritrovo a deliziarmi di tali momenti, mi sento veramente come fossi un esploratore che, per un inopinato e meraviglioso prodigio, avesse mondi interi davanti a sé, li potesse vedere tutti quanti insieme e scoprire in pochi e intensi attimi, per decidere poi da quale partire con l’esplorazione, appunto.
Anche per questo le librerie sono luoghi unici – mi ricollego all’articolo pubblicato lo scorso martedì 5 Marzo sulla desolante estinzione delle librerie indipendenti, e in effetti la stessa citazione di De Maglie la traggo da un articolo nel quale ha raccontato della chiusura di una storica libreria di Firenze, la Edison… E luoghi unici lo sono ancora di più, lo ribadisco, quelle librerie in cui il libro è ancora custodito per ciò che è, un piccolo/grande tesoro, e non come un mero “bene” di consumo, un oggetto di valenza pari a quella di qualsiasi altra che si possa trovare in un ipermercato, e venduto con pari mentalità. Un tesoro il cui valore non si smarrirà mai, soprattutto se sapremo sempre riconoscerlo e apprezzarlo.

2 pensieri riguardo “Il dolce piacere della scelta di un libro da leggere”

  1. Non c’è niente di più bello che perdersi in libreria: è catartico, rituale. La letteratura non dovrebbe mai essere un bene di consumo, così come la musica o il cibo…o qualsiasi altra forma di cultura. Concordo appieno con De Maglie e con te.
    Felice di aver scoperto il tuo blog 🙂

    1. Ciao Veron… Cioè, voledo dire… Ciao Leuconoe! 🙂
      Innanzi tutto grazie di cuore per il tuo commento!
      Dunque mi pare di capire che pure tu, come me, soffri di quella strana sindrome per la quale appena vedi una libreria senti l’irrefrenabile impulso di entrarci e di prendere a girare per i suoi scaffali, magari senza nemmeno avere in mente un particolare libro da prendere ma poi, quasi sempre, senza mai uscirne prima di averne acquistato almeno uno?
      Beh, se è così, e se tale “sindrome” fosse contagiosa, vivremo di sicuro in un mondo più bello!
      Ho già fatto un giro nel tuo blog – il che mi obbliga di ringraziarti doppiamente, perché come tu hai scoperto il mio io ho potuto fare altrettanto col tuo, grazie al commento qui sopra! – ed è veramente interessante, anzi, intrigante, a partire da quel tuo motto programmatico “datemi una penna e vi solleverò il mondo”: e che ne sai che sul serio una penna, e quanto con essa si può scrivere, non possa sollevarlo, il mondo, magari anche solo di un poco? Di sicuro, quando trovi qualcuno a cui piace molto ciò che scrivi, è un po’ come se attuassi quel sollevamento. Minimo, minuscolo, apparentemente insignificante, forse, ma c’è.
      Grazie ancora di tutto! 🙂

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