L’essenza linguistica dell’uomo è di nominare le cose (Walter Benjamin dixit)

L’essenza linguistica delle cose è la loro lingua; questa proposizione, applicata all’uomo, suona: l’essenza linguistica dell’uomo è la sua lingua. Vale a dire che l’uomo comunica la propria essenza spirituale nella sua lingua. Ma la lingua dell’uomo parla in parole. L’uomo comunica quindi la propria essenza spirituale (in quanto essa è comunicabile) nominando tutte le altre cose. Ma conosciamo noi altre lingue che nominano le cose? Non si obietti che non conosciamo altra lingua al di fuori di quella dell’uomo: che non è vero. Solo, nessuna lingua denominante conosciamo oltre quella dell’uomo: identificando lingua denominante con lingua in generale la teoria linguistica si priva delle sue nozioni più profonde. L’essenza linguistica dell’uomo è quindi di nominare le cose.

(Walter Benjamin, Angelus Novus – Scritti e frammenti, Einaudi Editore, 1a ed.1962. Citato in Maurizio Principato, John Zorn. Musicista, compositore, esploratore (Auditorium – Hans & Alice Zevi Editions, Milano, 2011, pag.73.)

Walter-Benjamin…Dunque, se “L’essenza linguistica dell’uomo è di nominare le cose“, il significato primario dell’uomo stesso è nel significato delle cose. Il che riporta al senso stesso della parola, anche di quella scritta, e ne illumina un valore congenito tanto fondamentale quanto ignorato, eppure basilare anche per la pratica letteraria, le cui parole devono essere sempre significanti. Altrimenti qualsiasi contenuto che vorrebbero trasmettere resterà evanescente – certo, sempre che un contenuto esse abbiano e vogliano trasmetterlo. Ma se così non è, non siamo in presenza di letteratura, sia chiaro.