
Bene, ecco qui alcuni punti che potrebbero strutturare un tale compromesso [1]:
- Mantenimento allo stato dell’arte dei comprensori posti oltre i 2000 metri di quota, previe garanzie massime e accertabili di sostenibilità ambientale attiva e passiva.
- Progressiva dismissione dei comprensori posti sotto i 2000 metri di quota con sviluppo di specifici progetti di frequentazione turistica sostenibile e di sostegno alle economie circolari locali non turistiche.
- Nessun nuovo impianto di risalita al di fuori delle aree sciistiche attive.
- Utilizzo calmierato della neve artificiale, nei comprensori attivi, con chiare garanzie di salvaguardia delle risorse idriche locali e nessuna deroga.
- Regolamentazione organica dei flussi turistici al fine di prevenire e evitare fenomeni di iperturismo che ledano il benessere abitativo delle comunità locali.
- Partecipazione attiva delle comunità locali nelle dinamiche decisionali afferenti alla gestione dei territori sui quali insistono le attività turistiche.
Ecco. Ce ne potrebbero essere molti altri di questi punti e di sicuro ce ne saranno ulteriori che si dovranno elaborare in forza dell’evoluzione della realtà montana: ognuno potrà elaborarli in base alle proprie esperienze e punti di vista ma con l’intento ben chiaro di alimentare l’ormai necessario dibattito sul tema.
[1] Naturalmente si potrebbe anche sostenere che di “compromessi” non ce ne sia affatto bisogno o che non sia lecito e logico formularne, visto il divenire della situazione e gli effetti che si manifesteranno a breve sulle montagne. Ma è un’ipotesi che abbisogna di altre considerazioni che semmai farò più avanti.