Vittorio Gassman

Io di Vittorio Gassman ricordo tante cose e non potrebbe essere altrimenti, vista la grandezza assoluta del personaggio – una grandezza oggi irraggiungibile, sotto ogni punto di vista – ma, tra le numerose citabili, alcune inesorabili per quanto siano divenute nazional-popolari, mi tornano in mente le sue letture della Divina Commedia, in seconda serata sulla RAI all’inizio degli anni Novanta (già, a quei tempi ancora la RAI trasmetteva Dante letto da Gassman in seconda serata, che allora cominciava alle 22.30). Non ho mai amato Dante e la Commedia, forse anche perché studiata ai tempi della scuola con docenti non esattamente all’altezza di tal compito e di cotanta opera (la poetica dantesca l’ho poi studiata in autonomia più avanti, quando cominciai a scrivere) ma, recitata, interpretata e dunque ascoltata da Gassman, acquisiva una bellezza e un fascino irresistibili, da rimanere incollati allo schermo senza fiatare, quasi, per come diventassero seducenti i versi dei canti declamati in quel modo tanto potente e al contempo raffinato.

Ecco, questo perché oggi, leggo, sono vent’anni dalla scomparsa di Vittorio Gassman. Un’altra di quelle mancanze che ha lasciato l’Italia più vuota di come fosse prima, sotto ogni punto di vista.