Se leggere un libro viene ritenuta “un’attività ancillare”… (Alberto Manguel dixit #2)

I lettori e i non lettori hanno sempre vissuto fianco a fianco, e i non lettori sono sempre stati la maggioranza. (…) A variare non sono le proporzioni di questi due gruppi di umanità, ma il cop_labibliotecadinottemodo in cui società diverse giudicano il libro e l’arte di leggere. (…) La nostra società accetta il libro come un dato di fatto, ma la lettura – un tempo ritenuta utile e importante, ma anche potenzialmente pericolosa e sovversiva – oggi è accettata con condiscendenza come un passatempo, un diversivo lento che manca di utilità e che non contribuisce al bene collettivo. (…) Nella nostra società la lettura non è altro che un’attività ancillare.

(Alberto Manguel, La biblioteca di notte, traduzione di Giovanna Baglieri, Archinto 2007, pp.187-188)

Un’attività ancillare. Definizione azzeccatissima, che unita alla considerazione, altrettanto azzeccata, che la nostra società (ovvero, chi la governa, la comanda e la plasma) considera la lettura inutile al bene collettivo, mentre assai contributive risultano cose come il guardare la TV, affollare i centri commerciali o recarsi alle urne a votare la classe politica contemporanea (scusatemi, ma io la penso così), rende in modo egregio l’idea su quanto in basso siamo (de)caduti.
A questo punto, non posso che sperare che la lettura torni ad essere considerata pure un’attività pericolosa e sovversiva, e ciò perché i lettori tali veramente lo diventino.