In Siria la guerra c’è ancora. Già, forse qualcuno, a leggere una così perentoria affermazione, potrebbe pensare, così su due piedi: ma no, come può essere? I media non ne parlano ormai più! Appunto, è proprio questo il nocciolo della questione, ed è un nocciolo paradossale: oggi, nell’epoca dell’informazione in tempo reale e a portata di tutti che il web può offrire, con la relativa possibilità d’una accresciuta consapevolezza di ciò che veramente sta accadendo sul pianeta, i media tradizionali tendono sempre più a fornire solo certe notizie oppure soltanto in un certo modo, con un certo punto di vista evidentemente gradito a qualcuno. Per questo motivo, quella fetta dell’opinione pubblica ancora fortemente influenzata da tali media, operanti soprattutto in TV, viene portata non solo a pensare della realtà quanto gli viene da essi trasmesso, ma in molti casi a credere che certa realtà sia autentica solo quando certificata da un servizio TV o da un articolo sul celebrato quotidiano, come se ciò che non passa su questi media non esiste, o quanto meno non è importante.
La Siria, dicevo. Se ne è parlato diffusamente, mesi fa, quando pareva che il mondo si fosse deciso a intervenire per sistemare la questione, poi, in breve tempo e inesorabilmente, la realtà siriana è sparita dai media nazional-popolari, come se laggiù non si combattesse più, la gente non morisse più e le parti in lotta avessero trovato qualche forma di riappacificazione. Niente affatto, invece: poco o nulla è cambiato soprattutto tra la gente comune, la tragedia siriana continua a sconvolgere il paese e la sua struttura sociale, senza che ancora si possa intravedere all’orizzonte qualche soluzione. Per questo è dovere di tutti noi non ignorare la questione – come ogni altra di simile gravità, e purtroppo il periodo in cui sto scrivendo ne offre a bizzeffe – ovvero, osservando la cosa dalla parte opposta, è nostro diritto sapere come stiano realmente le cose laggiù, senza aspettare che ce ne informino i media – se mai lo faranno poi. Per tutto questo (e mi scuso per essermi dilungato fin a qui con la mia prolusione) Syria: Refugees and Rebels, volume di parole (in lingua inglese) e soprattutto immagini del fotografo scozzese – ora di base in Svizzera – Russell Chapman, è una fonte fondamentale, non solo per chiunque voglia capire meglio che succede in Siria, ma anche per chi senta il bisogno di andare oltre a quanto offerto dall’informazione tradizionale, attingendo a una fonte diretta, indipendente, consapevole e attenta alla realtà più autentica, senza fronzoli o doppi fini o che altro…
Leggete la recensione completa di Syria: Refugees and Rebels cliccando sulla copertina del libro lì sopra, oppure visitate la pagina del blog dedicata alle recensioni librarie. Buona lettura!
No, mica ci siamo dimenticati!
Ma tenere sempre alta l’attenzione. non solo in Syria ma anche d’altri parti .compresa l’Europa.
Il blog e le fotografie sono molto interessanti .e belle come possono esserlo le foto che riprendono situazioni delicate, diciamo
buona giornata
.marta
Buongiorno, imprescindibile .marta! 🙂
Hai ragione, a volte certe situazioni di dramma in giro per il mondo fanno vittime anche per colpa dell’indifferenza del resto del pianeta. Un’indifferenza sovente accresciuta dalla “non-informazione” che i media ci propinano.
Buona giornata anche a te, .marta!
Quando per anni la violenza diventa quotidiana, si finisce con il dimenticarla e inserirla nell’ordinario perche’ a noi lontana…che poi, a guardarla bene, cosi’ lontana non e’ piu’. Non dimentico mai la situazione attuale in Siria, una delle terre piu’ belle che io abbia visitato…tutto svanito…
Ciao Tina, e grazie di cuore del tuo commento. 🙂
Altri amici mi hanno parlato della bellezza della Siria, e di come ora tutto è stato distrutto, o verrà distrutto. Peraltro, sapendo come tu intendi il “viaggio” e come lo vivi (ovvero nel modo più bello, autentico e “alto” possibile), capisco quanto gli eventi siriani ti colpiscano e sconcertino.
Hai ragione, quando accenni alla lontananza che tale non è: per mille motivi ormai nessun angolo del mondo è lontano, ma una terra come la Siria è ben più vicina di quanto crediamo. Dovremmo rendercene conto, piuttosto che pensarla così lontana da essere al di fuori della nostra quotidianità. O forse è questa nostra quotidianità a essere diventata così “piccola” e meschina, se così posso dire, da far sembrare lontane cose in realtà vicine.
Grazie ancora!