Trova le differenze: Chiesa in Valmalenco

P.S. (Pre Scriptum): questa serie di post vi offre immagini comparative di località montane che ne mostrano l’aspetto prima dello sviluppo turistico e come appare oggi. Le immagini sono prese da punti leggermente differenti ma offrono un panorama e una prospettiva facilmente assimilabile l’una con l’altra. Attenzione: non c’è alcun sottofondo critico o polemico alla base, ognuno è libero di pensare che fosse meglio prima o adesso e viceversa e in ogni caso il passato è passato, ormai. Semmai, l’intento delle immagini è mostrare la trasformazione dei territori e dei paesaggi montani a seguito dell’evolversi della loro antropizzazione, nel bene e nel male, per meditarci sopra in ottica presente e futura. Ognuno, ribadisco, può trarne le considerazioni che ritiene più opportune.

Nelle immagini che potete vedere qui sotto (cliccateci sopra per ingrandirle) c’è Chiesa in Valmalenco, capoluogo dell’omonima vallata laterale della Valtellina (provincia di Sondrio) che si incunea tra i monti del Disgrazia, il Gruppo del Bernina e quello del Pizzo Scalino.

In alto, il paese nel 1907, agli albori della frequentazione turistica del suo territorio; in mezzo, nel 1961, periodo nel quale iniziò l’attività del comprensorio sciistico; sotto, una veduta di Chiesa nel 2014. Sulle tre immagini le frecce colorate indicano la posizione georeferenziale di: quella gialla la vecchia chiesa parrocchiale dei SS. Giacomo e Filippo, quella verde la nuova parrocchiale (Santuario della Madonna degli Alpini) e quella arancione la frazione di Primolo. Come al solito, per ingrandire le immagini cliccateci sopra.

 

Sta rinascendo la “Cà di Sciùur” del Lago Palù, finalmente!

[La Cà di Sciùur nel contesto naturale della conca del Lago Palù in veste autunnale, qualche anno fa.]
Una delle cose che ultimamente ho constatato con maggior piacere, vagando per terre montane in quest’estate per altri versi angosciante, è l’avvio dei lavori di ristrutturazione della Cà di Sciùur, conosciuta anche come Cà di Ladér, suggestiva costruzione in stile rustico alpino edificata nel 1878 a quasi 2000 metri di quota sulle rive del Lago Palù, in Valmalenco.

Avevo già scritto tempo fa, qui sul blog, di quanto fosse triste osservare lo stato di perdurante abbandono dell’edificio, ogni volta che tornavo lassù, che lo poneva sempre più a rischio di crollo e comunque lo rendeva una presenza desolante in un paesaggio altrimenti meraviglioso. Ne avevo dunque auspicato e perorato un rapido recupero, quale impegno simbolico che chiunque frequenti il luogo e ne apprezzi la bellezza avrebbe dovuto assumere nei confronti dei proprietari dello stabile e di ogni altro soggetto pubblico e privato che potesse fare qualcosa al riguardo. Perché, avevo scritto allora, vedere la Cà di Sciùur crollare e così sparire per sempre dalle rive del Lago Palù sarebbe come perdere una vecchia amica, dal passato assai particolare seppur poco conosciuto dai più (testimoniato fin dalla sua doppia denominazione, bizzarramente antitetica), presenza tranquilla e silente ma in fondo sempre avvenente e di piacevole compagnia, alla quale ci si era ormai affezionati.

Per quanto sopra devo dunque ringraziare la Funivie al Bernina – FAB Spa, società che gestisce il comprensorio sciistico di Chiesa in Valmalenco e proprietaria dello stabile, per aver compreso l’importanza del recupero della Cà di Sciùur – ridenominata nella pratica edilizia “Casa del Palù” – e averne avviato la ristrutturazione, con il necessario avvallo della Soprintendenza ai Beni Culturali che mi auguro sia garanzia di lavori ben fatti anche dal punto di vista filologico rispetto alla storia dell’edificio. Noto che una delle prime operazioni compiute è stata la messa in sicurezza dei pittoreschi affreschi presenti sulle facciate, e questo mi pare un buon segno rispetto a quanto appena rimarcato.

[La Cà di Sciùur qualche inverno fa.]
Non so ancora quale nuovo uso o nuova funzione verrà affidata alla casa, oppure se ciò debba essere ancora stabilito. Nel mio articolo di qualche tempo fa avevo provato a immaginare alcuni utilizzi a mio parere interessanti e soprattutto consoni al luogo e alla presenza in esso della casa. Perché senza dubbio la Cà di Sciùur rappresenta per diversi aspetti un prezioso valore aggiunto al luogo, una ritrovata presenza dal cui fascino peculiare si possono certamente ricavare numerose potenzialità d’uso attrattive e contestuali al paesaggio d’intorno oltre che una altrettanto rinnovata vitalità per il luogo stesso e per l’intero territorio dell’alta Valmalenco.

N.B.: le foto dei lavori in corso sono state effettuate dal sottoscritto lo scorso 11 settembre.

 

Qualcuno salvi la Ca’ di Sciùur!

[La “Cà di Sciùur”, o “Cà di Ladér”, sulle rive del Lago Palù in una quieta mattina autunnale.]
Già, ogni volta che torno in Valmalenco, sulle rive del bellissimo Lago Palù, e lo sguardo corre lungo il sublime panorama fino a che si ferma proprio lì, ai margini del vasto prato che cinge il lago a occidente, l’esclamazione/invocazione che dà il titolo a questo articolo risorge potente e irrequieta, per come ancora resti senza nessuna risposta: una eco inesorabilmente svanente in mezzo ai monti malenchi.

Perché la Cà di Sciùur, conosciuta anche come Cà di Ladér, suggestiva costruzione in stile rustico alpino edificata nel 1878 a quasi 2000 metri di quota sulle rive del sopracitato lago, della quale ho già scritto qui, continua a rimanere abbandonata, sbilenca, decrepita e ormai a rischio di crollo imminente, nonostante conservi ancora tutto il suo fascino – generato anche dall’incantevole posizione. E fa veramente specie, oltre che tristezza e, appunto, pure irritazione, vederla nella bella stagione circondata di gitanti stesi al Sole sugli ampi prati d’intorno, allegri e felici d’essere in un luogo tanto ameno ma la cui bellezza viene inevitabilmente adombrata dalla presenza e dalla visione dell’edificio pericolante.

Cosa si aspetta? Che la Cà di Sciùur crolli una volta per tutte, cancellando per sempre il suo fascino, e che magari i suoi muri finiscano addosso a qualche famigliola ignara stesa a poca distanza? Ma come si può lasciar andare alla malora uno stabile di potenziale grande funzionalità, per il luogo, per il quale si potrebbero ipotizzare innumerevoli riutilizzi atti ad accrescere ancor più la bellezza e l’attrattiva della conca del Lago Palù e di tutto il territorio malenco, senza banalizzarne la storia, la presenza e la relazione con il luogo nonché senza musealizzarla in modi forse ammirevoli ma di contro assai poco dinamici? Ci si potrebbe realizzare una “casa della montagna”, un luogo nel quale fare didattica interattiva sulla montagna malenca e non solo, una location originale per produzioni artistiche e culturali, uno spazio multifunzionale ugualmente propositivo riguardo i temi della cultura di montagna ad uso di qualsiasi associazione della valle o delle guide alpine o delle scuole, un centro per l’educazione ambientale con focus specifico sull’alta montagna… insomma, ho buttato giù le prime cose che mi sono venute in mente tra chissà quante altre che si potrebbero pensare.

Qualcuno di pubblico o privato può/vuole fare qualcosa per salvare la Ca’ di Sciùur, almeno per garantirle il prima possibile la minima e sicura stabilità, per poi pensare a come poterla valorizzare e, appunto, rendere disponibile a chiunque visiti quella splendida zona della Valmalenco?

Bisogna salvarla, dobbiamo impegnarci per farla salvare, tutti noi che frequentiamo e amiamo quel luogo. Perché vederla crollare e poi sparire per sempre dalle rive del Lago Palù sarebbe come perdere una vecchia amica, tranquilla e silente ma in fondo sempre avvenente e dalla presenza piacevole, alla quale ci si era ormai affezionati, ecco.

Cliccando sull’immagine in testa al post, scattata da chi scrive e consona alla stagione in cui siamo, oppure su quella sottostante di Michele Comi (tratta da qui), potrete saperne di più della Cà di Sciùur; ancor più approfonditamente ne parla anche un bell’articolo della rivista “Le Montagne Divertenti”, nel numero 52 – primavera 2020.

È reato qualunque discussione politica e religiosa

È sancito il divieto di ubriacarsi in modo ributtante, russare oltre il la del contrabbasso, zefireggiare in modo miasmatico, roteare, sputacchiare in terra e sulle muraglie, e in genere qualunque atto contrario all’igiene e alla morale, come pure è reato qualunque discussione politica e religiosa.

Dal “regolamento di gestione” della Cà di Sciùur, conosciuta anche come Cà di Ladér, suggestiva costruzione in stile rustico alpino edificata nel 1878 a quasi 2000 metri di quota sulle rive del Lago Palù, in Valmalenco, una delle località più belle delle Alpi lombarde. Casa che purtroppo risulta abbandonata da molto tempo e ormai a rischio di crollo imminente, quando invece meriterebbe ben più considerazione e un’adeguata rivalorizzazione – possibilmente non bassamente turistico-consumistica ma consona alla fruizione culturale e sensibile della zona che la stessa casa induce (e un territorio così bello a sua volta merita).

Cliccando sull’immagine di Michele Comi, tratta da qui, potrete saperne di più; della Cà di Sciùur ne parla anche un bell’articolo la rivista “Le Montagne Divertenti”, nel numero 52 – primavera 2020, dal quale ho tratto la citazione sopra riportata.

Nota personale: a parte il notevole zefireggiare, che già da solo vale un bell’applauso, “chapeau!” all’ultima regola, che considera reato «qualunque discussione politica e religiosa» perché evidentemente ritenute «contrarie all’igiene e alla morale», come sentenzia la regola precedente. Be’, come non essere pienamente d’accordo?