Un sudario steso su milioni di persone

In questi giorni di un inverno che sembra primavera inoltrata, la visione dai monti prealpini della Pianura Padana dà l’idea vivida di un corpo ricoperto da un sudario. Un corpo le cui membra sono i rilievi e i piani che formano la morfologia del territorio, e un sudario che è lo smog che ricopre ogni cosa nascondendone i dettagli. Sarebbe quasi una visione suggestiva, se non fosse che al di sotto di quella venefica cappa uniforme e grigia vi abitano milioni e milioni di persone.

Avrei potuto scrivere «ci vivono milioni e milioni di persone» ma, obiettivamente, correlare un’idea di “vita” a questa situazione appare quanto mai sbagliato. Già, perché sotto quel sudario in verità muoiono 140 persone al giorno. Centoquaranta, la gran parte proprio in Pianura Padana, una delle zone europee più inquinate in assoluto da anni. E cosa si fa in concreto per evitare questa vera e propria strage da inquinamento? Nulla di che, anzi. Ormai è come se la considerassimo un inevitabile e dunque trascurabile “effetto collaterale” del nostro mondo e dello stile di vita con il quale lo abitiamo. Non fa neanche più notizia, salvo che per qualche raro caso, d’altronde come qualsiasi altra cosa che è diventata “normale”.

E allora avanti così, come se nulla fosse. Tanto prima o poi si muore tutti di qualcosa, no?

Già. Tuttavia, per quanto mi riguarda, ne resto lassù, sui miei monti. Forse con la loro aria che spero un po’ meno inquinata di quella laggiù qualche giorno in più di permanenza a questo mondo me lo garantisco, ecco.