E’ suggestiva la provocatoria idea suggerita nell’articolo soprastante (cliccateci sopra per leggerlo in un formato più grande), i dettagli del quale potete conoscere qui. Per lo scrivente, al quale l’abuso di botti a fine anno genera estrema irritazione (perché passi anche il popolano folclore della “tradizione” in sé, se è lecito definirla così, ma tutto c’è un limite, soprattutto quando a deflagrare per primi sono educazione e rispetto) un’idea del genere non può che risultare interessante. Tuttavia mi chiedo: a prescindere dal fatto che non è provabile un eventuale legame diretto tra esercizio della lettura dei libri e pratica smodata dei botti di fine anno (ma forse è intuibile), quanti di coloro che spendono cifre sovente folli per petardi d’ogni genere, sorta e potenza e si trastullano nel vederli/sentirli scoppiare (il che peraltro mi pare tanto, pure questo, un modo – assai primitivo, ma tant’è – per richiamare attenzione su di sé ovvero una sostanziale denuncia inconscia della propria inconsistenza sociale – ok, sto congetturando, ora…) sarebbero disposti a spendere altrettanti denari per l’acquisto di libri? Da leggersi quando pare e piace, ovvio, non proprio nella notte di Capodanno – credo sia inutile rimarcare ciò.
Alla fine, la questione torna al consueto nocciolo: forse rappresenterebbe la fonte di un problema la constatazione d’un paese di lettori forti che si diverte a scoppiare petardi, lo rappresenta ancor di più quella di un paese che si diverte così tanto a scoppiare petardi il quale non legge – per sua grande parte – nemmeno un libro all’anno, e per altra grande parte ne legge solo uno (e lasciamo stare il genere che quell’unico libro letto!)
Ma rappresenta un problema, questa constatazione, anche a prescindere dai petardi di fine anno. Anzi, altro che “problema”: è un dramma, ben più deflagrante – culturalmente, e non solo – pure della Bomba (o Pallone) Maradona più potente.
P.S.: e alle amministrazioni di quelle località che proibiscono del tutto i botti, sia pubblici che privati, sia denotato che non è di contro affatto proibito devolvere anche solo un decimo della spesa risparmiata per gli spettacoli pirotecnici di piazza all’acquisto – ad esempio, e per restare in tema – di testi letterari a vantaggio delle proprie biblioteche pubbliche. No? Sarebbe un inizio anno veramente promettente per luoghi pubblici fondamentali che, purtroppo non di rado, iniziano gli anni senza avere certezza di poterli finire!
Vabbè intanto dai non facciamo più sacrifici al solstizio… arriveremo anche a quello che proponi, prima o poi. Spero non tra 1000 anni.
Beh, sì, Gianni, hai ragione… ma non vorrei che sia perché la maggior parte degli uomini contemporanei non sappia più bene cosa sia un solstizio e quando cada! 😀 😉
No dai, glielo spiega la home di Google…
😀 😀 😀
Mica è detto che capiscano comunque, eh! 😀 😉
Ach!