Eccomi dunque al “terzo elemento” della più celebre trilogia letteraria patagonica, dopo (nel mio ordine di lettura) Sepulveda e Patagonia Express e Coloane con Terra del Fuoco: In Patagonia, di Bruce Chatwin, definito sulla quarta di copertina (nella mia edizione Gli Adelphi) “il libro-simbolo di tutti i viaggi”…
Nel chiudere la precedente “recensione” di Coloane, avevo scritto: “…chi cerca, di e su quelle terre australi, una lettura per la mente, potrà preferire Sepulveda, mentre chi cerca una lettura più corporale troverà di che soddisfarsi con Coloane…”: e In Patagonia, dunque, che probabilmente è l’opera “patagonica” più celebre? In Patagonia – lungo diario di viaggio quasi giornaliero di un Chatwin vagabondo qui e là per le rarefatte e lontane località australi, scritto in forma di tanti capitoletti mai più lunghi di qualche pagina, ricchissimo di cronache, aneddoti attuali e storici, personaggi, miti (per cui fortunatamente e lodevolmente dotato di una cartina, all’inizio del testo, per meglio seguire il vagabondare dell’autore) – In Patagonia, dicevo, è un libro molto bello, molto leggibile, alquanto suggestivo, solo in alcune parti un poco ridondante su alcune delle vicende narrate tuttavia sempre ben scritto, e che dunque merita del tutto la celebrità guadagnata negli anni…
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