“C’era come la sensazione che mentre gli uomini vanno e vengono, nascono e muoiono, i libri invece godono di eternità. Quand’ero piccolo, da grande volevo diventare un libro. Non uno scrittore, un libro: perché le persone le si può uccidere come formiche. Anche uno scrittore, non è difficile ucciderlo. Mentre un libro, quand’anche lo si distrugga con metodo, è probabile che un esemplare comunque si salvi e preservi la sua vita di scaffale, una vita eterna, muta, su un ripiano dimenticato in qualche sperduta biblioteca a Reykjavik, Valladolid, Vancouver.“ Amos Oz
Ha ragione, il grande scrittore israeliano, e la cosa vale anche oggi, nell’era del libro digitale. Come vi saranno sempre volumi magari dimenticati ma ancora vivi, in qualche sperduta biblioteca del pianeta, ugualmente vi potrà essere un file, salvato su qualche computer o un qualche ereader chissà dove, che forse un giorno anche lontano a qualcuno verrà in mente di aprire e leggere… Beh, finché una cosa del genere accadrà, la memoria del genere umano sarà salva.
Perché questo sono, i libri: la memoria del nostro mondo. Probabilmente è anche per ciò se in certi paesi (non faccio nomi, ma li penso…) la lettura è così poco sostenuta, per non dire avversata – più o meno palesemente. Ma ugualmente, dunque, è grazie a ciò se i libri rappresentano pure la nostra salvezza. E spero non solo potenziale.