“Per chi scrivono di fatto i poeti? Per l’unico loro simile su centomila?” (Arno Schmidt docet)

Dei nuovi poeti: è così raro che un uomo afferri se all’orizzonte sia una finestra d’ufficio a brillare, o se lì stia per sorgere un grande corpo celeste. (E quando quest’ultimo poi orbita in alto, essi riposano nelle loro alcove coperte, e rantolano, e sognano dei grassi zamponi delle segretarie; o che non hanno superato gli esami di maturità): per chi scrivono di fatto i poeti? Per l’unico loro simile su centomila? (Perché anche quei pochi su diecimila, che potrebbero semmai essere interessati, i contemporanei non li scoprono affatto, e sono fermi nel migliore dei casi a Stifter). – Noo!: io scrittore mai!

Nella scrittura avanguardistica di Arno Schmidt, la maledizione – sempre più letale, oggi – della poesia: i “poeti”. O meglio: quelli che si credono tali. Coloro che sono altrove quando il sublime si manifesta, per poi pretendere di poterlo comunque descrivere e vanagloriosamente spacciarlo al pubblico come autentica testimonianza di esso. Risultato: la poesia soffoca, con al collo le mani della vacuità di tanti pretesi “poeti” i quali in verità, se scrivessero per sé stessi (ma non ne hanno la capacità e il coraggio), smetterebbero subito di “poetare”, mentre quei pochi (e ce ne sono, certo!) che invece per sé stessi in primis scrivono (cit. R.W.Emerson), non li scopre quasi più nessuno.

3 pensieri riguardo ““Per chi scrivono di fatto i poeti? Per l’unico loro simile su centomila?” (Arno Schmidt docet)”

  1. Si scrive, potremmo dire, un pò per ottemperare alla pesante categoria dell’ impegno, un pò per avere qualche piccola gratificazione personale, vagamente edonistica. O magari per altro ancora….

    1. Sì, Sergio, ed è anche giusto che sia così (“vagamente” edonistica, dici? Ah, mi sa che sei fin troppo buono!) Ma sai, la poesia può essere come una nave spaziale che ti fa volare fino a sfiorare le stelle, però vedo che molti “poeti” – o che vorrebbero essere tali, appunto – la usano solo per volare appena sopra le punte degli alberi, e per giunta con volo parecchio incerto…
      Grazie di cuore del tuo commento! 🙂

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