“Icone. Dal neo-pop al digitale”: in visita alla Galleria Elleni, Bergamo

Giorgio Sorti, “Grendizer”, 2010, C.print su carta fotografica Fuji, cm.100x70. Courtesy Galleria Elleni, Bergamo.
Giorgio Sorti, “Grendizer”, 2010, C.print su carta fotografica Fuji, cm.100×70. Courtesy Galleria Elleni, Bergamo.
Fino al 5 Gennaio prossimo, Galleria Elleni di Bergamo offre nei suoi locali una mostra che mette in relazione e in dialogo alcuni dei propri artisti su un tema parecchio intrigante: le icone, ovvero quei miti (o presunti tali) della cultura pop(olare) moderna e contemporanea che, riuscendo per propria dote o per fortunato caso a far durare di più l’altrimenti classico quarto d’ora di celebrità di Warholiana memoria, sono diventati per l’appunto simboli rappresentativi del modus vivendi odierno, nel bene ma anche nel male, ovviamente. Icone. Dal neo-pop al digitale è un piccolo ma intenso viaggio negli ultimi 30/40 anni di storia, quella fatta di ordinaria quotidianità, di televisione, musica, moda, letteratura, cinema, arte e di tutto ciò che, veicolato dai media e/o dall’opinione pubblica, è diventato immaginario collettivo sovente rappresentativo, se non addirittura emblematico, dell’essenza sociologica che sta alla base del mondo in cui viviamo. Ma è anche una veloce e pur affascinante escursione alla scoperta di opere d’arte parecchio belle e interessanti, che non dimenticano la valenza estetica propria dell’arte e la pongono al servizio di un messaggio veramente pop(olare), dacché dialogante a tutti noi che di quel gran puzzle che è il mondo di oggi siamo (o dovremmo essere…) le pedine fondamentali.
Ecco dunque Bruno di Bello e le sue immagini digitalmente (s)composte, quasi a rimarcare la non solidità effettiva, per così dire, di certi miti di oggi – Michael Jackson, nel caso dell’opera esposta. Ben più solido, paradossalmente, appare invece il Grendizer di Giorgio Sorti, fotografo capace di donare a certe icone del mondo del fumetto un carisma e un fascino che non è solo generazionale ma diviene iconografico nel senso più pieno del termine. Omar Ronda, presente con 2 opere, non lo conoscevo: i suoi frozen, frutto di collage plastici e all’apparenza kitsch, sono invece assai arguti, e riescono a ben rappresentare quello che in effetti buona parte del mondo contemporaneo è: plastica, ovvero materia duttile, malleabile e conformabile a piacimento oltre che artificiale – proprio come certi miti, no? Carlo Pasini, ovvero l’artista delle puntine da disegno, ricompone con questi oggettini banali alcuni simboli della storia dell’arte recente, generando alla visione un bel dubbio: le migliaia di puntine formano l’immagine dell’opera, o forse la nascondono? Dunque, quei miti raffigurati – Marylin ad esempio, presente in mostra – sono veri, autentici, o sono soltanto maschere? Di Marco Lodola, vero e proprio pop-artista-artigiano, sono presenti alcune delle sue ormai celebri scatole luminose: bellissime a vedersi, trasformano alcune icone moderne e contemporanee in sorta di insegne da ordinario negozio di quartiere, quasi volessero denunciare quanto le stesse si possano vendere – in senso commerciale, intendo – e l’arte di rimando: come sul banco di un alimentari o di una profumeria, appunto! Infine Gian Paolo Tomasi: grande fotografo, altrettanto grande manipolatore di immagini e creatore di realtà parallele, oniriche e profonde, argute e irriverenti. Nella sua arte niente è come sembra, o forse tutto è ciò che realmente è, tale e quale…
Bellissima mostra, divertente e parimenti sagace, lo rimarco, che merita senza dubbio una visita. Cliccate sull’immagine dell’opera di Giorgio Sorti per visitare il sito web di Galleria Elleni e conoscere ogni utile informazione sulla mostra.