Giovanni Civa, “La ragione va agli asini e secondo me cio’ ragione”

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Premetto: questa recensione è sostanzialmente basata sull’avverbio NON, e dunque NON sarà “normale” come le altre – sempre che questi miei scritti possano essere definiti “recensioni”, dacché ci tengo sempre a rimarcare che a mio modo di vedere NON lo sono, semmai sono impressioni di lettura intendendo con quel termine “impressioni” un qualcosa che alla fine viene più dall’istinto che dalla ragione, anche se poi questa inevitabilmente media e plasma il risultato finale.
E uso “ragione” NON a caso, visto che è parte integrante del titolo del libro di cui vi sto per dire, La ragione va agli asini e secondo me cio’ ragione, opera prima del parmigiano (o parmense, l’autore ha NON pochi dubbi in merito) Giovanni Civa (Senso Inverso Edizioni, 2013) la quale, lo capirete bene fin dalla lettura di quel titolo così particolare, NON è un libro “normale” – ergo, tale testo vi si adatta di conseguenza, come accennavo poco fa. E appena dopo il titolo, pure l’incipit ci si mette di suo per confermare questa impressione di non convenzionalità: “Questo è un libro talmente brutto che non ha una fine, cioè tu ci arrivi in fondo e ti chiedi “ah, e finito?” (…) E adesso che ci pensi, questo libro non aveva neanche un inizio, cioè la prima pagina, quella che leggi e ti fa dire “’spetta che un libro così me lo compro” non ce l’aveva, e ti chiedi “ma perché allora l’ho comprato?”…

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Leggete la recensione completa di La ragione va agli asini e secondo me cio’ ragione cliccando sulla copertina del libro lì sopra, oppure visitate la pagina del blog dedicata alle recensioni librarie. Buona lettura!

Per scrivere bene bisogna andare in giro con le proprie braghe (Giovanni Civa dixit)

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Ecco, dicevo, quando ho iniziato non sapevo come scrivere, per me scrivevo come Maurizio Milani, cioè magari come lui, poi un po’ come un altro e poi mica lo sapevo più come scrivevo. Mi sforzavo di scrivere bene per dirmi “vé che sono capace”. Invece poi ho trovato un maestro, il maestro unico come lo chiamo io, come si chiama lui, che mi ha insegnato che per scrivere mica ti devi sforzare, cioè faticoso è faticoso scrivere, ma per farlo bisogna cercare le proprie braghe. Che poi quando le trovi non pensi che stai scrivendo, come andare in giro con le tue braghe, appunto, vai in giro ma mica ci pensi che sei dentro a un paio di braghe, mi diceva, se sono le tue.

Giovanni Civa, La ragione va agli asini e secondo me cio’ ragione, pag.9 (Senso Inverso Edizioni)

(E QUI trovate la recensione (?!) del suddetto libro.)