Un supercomputer chiamato “Alpi”

Qualche giorno fa in Svizzera, presso il Centro svizzero di calcolo scientifico (CSCS) di Lugano, è stato inaugurato uno dei supercomputer più potenti del mondo. Grazie alle sue capacità di calcolo agevolerà le ricerche in molteplici campi scientifici, dalla climatologia alla medicina, dalla meteorologia allo studio della Terra e dell’Universo, consentendo ai ricercatori di progredire molto più rapidamente nel proprio lavoro.

Il supercomputer è stato chiamato Alps, “Alpi”. Una grande mappa stilizzata della catena alpina adorna gli armadi del sistema (insieme a immagini di vette innevate) e ne forma il logo.

Al di là di quanto sia affascinante la notizia dal punto di vista scientifico, nel leggerla mi è venuto un po’ da sorridere. Voglio dire: un supercomputer, uno strumento che più di altri è frutto dell’intelligenza umana e meglio di altri la supporta nella sua evoluzione scientifica è stato chiamato “Alpi”, e intanto le Alpi, intese come catena alpina, sono spesso in balia di amministratori pubblici e decisori politici che nel gestire i territori alpini di intelligenza ne dimostrano veramente poca, e di scienza ancora meno, facendo per molti versi regredire, le montagne, invece di progredire.

Un paradosso piuttosto bizzarro, vero?

(Le immagini qui presenti sono tratte dal sito web del CSCS. Per la cronaca, anche gli altri supercomputer presenti nel Centro svizzero hanno nomi di montagne delle Alpi.)