Ciò che si sta attuando nel bacino dell’alto Lago di Como tra i soggetti privati locali consorziati e i comuni rivieraschi, i quali non hanno solo un meraviglioso patrimonio paesaggistico lacuale a disposizione ma pure un altrettanto spettacolare entroterra montano, conosciuto e apprezzato dal pubblico molto meno di quanto meriterebbe, per come se ne può leggere sugli organi d’informazione – cliccate sull’immagine lì sopra per leggere uno degli articoli al riguardo – mi sembra un’iniziativa tanto lodevole quanto importante, anche per la sua valenza esemplare.
L’asse costituito tra i trecento operatori economici privati riuniti nel consorzio North Lake Como – Associazione Turismo e Commercio Alto Lago di Como, e i diciannove comuni del territorio in questione, peraltro diviso tra le provincie di Como e Lecco, ha lo scopo – dichiarano i promotori – «di definire una strategia integrata, promuovere la destinazione turistica attraverso il coordinamento di azioni comuni, realizzare iniziative di informazione ed assistenza e attuare progetti specifici volti a valorizzare il patrimonio ambientale, culturale e storico dell’Altolario, per ragionare come un’unica realtà territoriale e non come una frammentazione di paesi scollegati. Questo vuole essere solo un primo passo che porti successivamente alla costituzione di un ente giuridico privato-pubblico che abbia come soci, oltre agli attuali associati di North Lake Como, anche tutte le Amministrazioni Comunali.» Credo sia la strada giusta, questa, per mettere in atto la migliore e più equilibrata (nonché condivisa) valorizzazione economica, culturale, sociale e, per diretta conseguenza, turistica dei territori come quello in questione che, per diverse ragioni e nonostante le peculiarità e le potenzialità presenti, non hanno mai, o non ancora ovvero solo marginalmente, goduto di un’efficace messa in luce delle loro valenze.
Troppe volte, in circostanze simili, si assiste ad iniziative frutto di provincialissimi e gretti campanilismi, incompetenze inesorabili, assenza di dialogo, incapacità di fare rete dettata più da egoismi e volontà di protagonismo che da ostacoli effettivi nonché, ultimo ma non ultimo, dalla scarsa o nulla conoscenza e comprensione dei propri territori, dei paesaggi peculiari, delle referenze identitarie, delle potenzialità e, cosa ancor più grave, della cognizione di dover tenere sempre al centro di tutto la comunità residente prima che qualsiasi altra cosa, compreso il turismo pur nelle sue forme più agognate. Che è fondamentale, inutile dirlo, ma solo quando messo in equilibrio con i luoghi, gli abitanti e la loro realtà, in una correlazione virtuosa e in progresso costante che generi un sostegno reciproco i cui profitti – non intendo solo quelli finanziari, ovviamente – vadano in primis a vantaggio del territorio e del suo sviluppo. Perché non bisogna dimenticare che più un territorio sta bene con se stesso – per così dire – e più farà stare bene chiunque lo visiti: affinché ciò accada, devono partecipare all’opera più soggetti locali possibili, pubblici e privati appunto, senza alcuna limitazione. La condivisione di un successo inizia dalla condivisione della sua concezione, delle scelte al riguardo e degli sforzi atti alla sua costruzione; peraltro ciò è anche un’ottima garanzia di persistenza del successo ottenuto proprio perché basato su un ampio spettro di promotori e proponenti, una rete sociale nel senso più compiuto del termine che sostiene il turismo nel proprio territorio perché sostiene innanzitutto il territorio, creando così le condizioni migliori per sviluppare un’accoglienza e un appeal turistici che saranno sicuramente apprezzati da tutti i visitatori.
Mi auguro dunque che l’iniziativa dell’Alto Lario abbia successo e sappia conseguire quei risultati che una joint venture tra pubblico e privato come questa deve saper conseguire. In tal caso, rappresenterà un modello concreto di azione virtuosa nell’ambito della promozione e della valorizzazione turistica dei territori locali, da importare e imitare con le necessarie contestualizzazioni anche in altre zone – e non serve andare troppo lontano per trovarne di bisognose al riguardo… al lato opposto della riva orientale del Lario, ad esempio. D’altro canto, ribadisco, quelle dell’alto bacino lariano sono zone veramente meravigliose e in gran parte da scoprire da parte di un turismo di qualità e non certo di quantità, lento, consapevole, che sappia riconoscere la bellezza genuina e l’attrattiva nonché scoprire le peculiarità speciali e per nulla scontate di uno degli angoli più affascinanti del nord Italia.
(Nelle immagini fotografiche, due vedute della zona dell’alto Lago di Como, tratte da routes.tips.)