
Vi dirò, in tutta sincerità – e chiedo scusa fin da ora per la franchezza: insieme a quelli che con le dita fanno il segno delle virgolette, sto cominciando ad aborrire pure quelli che con le dita fanno il gesto del cuore, o qualcosa di simile alla sua forma. Indicano (credono/pretendono di indicare) amore, passione, affetto – ok, va bene, apprezzabilissimo, per carità. Ma quando una cosa imposta sostanzialmente per moda e marketing diventa reiterata al punto da risultare spesso stucchevole e pure fuori luogo, perdendo il suo significato originario per divenire mera gestualità conformista buona per selfie o altro di così banale, beh… dateci un taglio, ecco. Non alle mani, eh, ma al gesto sì – che peraltro, se usato con parsimonia e coerenza, accresce notevolmente il suo significato. Perché se è vero che “Il corpo è uno dei mezzi con cui noi ci esprimiamo quando esauriamo le parole” (David Batchelor), è pure vero che se il “parlare” utilizzando sempre le stesse parole (vocali o gestuali) è inesorabile segno di scarsa brillantezza mentale.
P.S.: che poi lo stesso gesto, capovolto come nell’immagine lì sopra, in verità ricorda più… beh, meglio non dire cosa.
P.S.#2: sono troppo acido, dite? Evabbé, sarà l’età che avanza…
Condivido appieno, anche l’acidità
Grazie, Raffaella! Apriremo insieme una produzione di gräddfil (la panna acida in svedese!) 😀
Pienamente d’accordo, specialmente il gesto rovesciato. Ok, un cuore al contrario è un culo, con tutta la simbologia che ci sta dietro😊
Ahahah, vero Paolo! Diciamo che certi gesti, proprio perché tali, sono fin troppo liberamente interpretabili. Anche il gesto della “V” fatta con le dita, e usato come lo usano molti giovani di oggi ovvero al contrario del gesto Churchilliano, per intenderci, per i punk inglesi del ’77 (e dunque per quella che allora e negli anni successivi erano ragazzini, come me), era un gestaccio dei più insolenti. 😀 😉