Esattamente 25 anni fa, nel 1994, dalle ombrose foreste della regione montana del Telemark, in Norvegia, se ne uscivano quattro ragazzi nemmeno ventenni presentandosi come una nuova band e portandosi appresso un disco dal titolo assai evocativo: In the Nightside Eclipse. Conteneva una musica gelida, potente e velocissima, atmosfere spettrali e oscure eppure indefinibilmente sublimi, se non mistiche. Aveva una produzione quasi low-fi (volutamente), eppure in quel suono ribollente si potevano già distinguere perfettamente la notevole perizia tecnica e compositiva nonché le grandi potenzialità della giovane band che aveva impresso sulla copertina del disco (notateci la citazione grafica a Gustave Doré, artista molto amato dalla band!) il proprio nome, un nome profetico per il gruppo che sarebbe diventato – per giudizio unanime – il più grande e importante del genere black metal: Emperor!
In the Nightside Eclipse è stato un disco – posseduto sia in vinile che in cd – fondamentale, per me. Grezzo e al contempo raffinato, fu il perfetto antesignano di quel capolavoro di black metal operistico, pubblicato tre anni dopo, che fu Anthems to the Welkin at Dusk, oggi considerato tra i più importanti album del rock estremo – nel mentre che Ihsahn, il leader degli Emperor, è a sua volta tra i più apprezzati e originali musicisti alternativi europei, dotato di una classe più unica che rara.
In particolare, nella tracklist di In the Nightside Eclipse, c’è un brano a cui sono assolutamente legato, per la sua musica maestosa e per quel titolo che ha, a sua volta un piccolo capolavoro di fascino oscuro: Cosmic Keys to My Creations & Times. Capirete bene che non possa non sentirmi legato, a una canzone che si chiama così!
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