
Premessa (inevitabile): evviva il tirarsi in testa acqua ghiacciata se lo si fa per raccogliere fondi a favore di chiunque ne abbia bisogno* (e i malati di SLA, per i quali ora si stanno raccogliendo, ne hanno parecchio – soprattutto qui da noi, in questa miserrima Italietta)! Però mi chiedo: perché un’iniziativa divertente alla quale chiunque è libero di aderire ma anche no (intendo il tirarsi secchiate gelide in terra) rischia per l’ennesima volta di finire in volgare caciara? Tra web-esibizionismi, accuse varie (quello ha dato tot e quella invece una miseria…), snobistiche storture di naso e infinite chiacchiere vane e vanesie, mi viene da pensare che: 1) ogni singolo euro donato a favore di chi ha bisogno è oro colato (e più sono meglio è, inutile dirlo); 2) si può benissimo donare senza esibirsi sul web e senza per ciò passare per antipatici, ovvero senza doverlo dire a chicchessia; 3) il massimo sarebbe se, passata la moda di ‘sto Ice Bucket Challenge (perché per i più sarà, ahinoi, mentre in origine non lo era e non lo è), le donazioni a favore dei malati di SLA (e di mille altre situazioni di bisogno) continuassero e magari aumentassero, anche senza il bisogno d’una secchiata d’acqua gelata in testa o d’altro del genere. Altrimenti sì, sarebbe una ben poco divertente doccia fredda – una terribile doccia gelida – per quei malati e per chi li aiuta a vivere una vita dignitosa.
*: Forse tale post non sembra di “interesse culturale” come quelli che solitamente pubblico qui nel blog ma, a ben vedere, un fenomeno virale del genere diventa (anzi, è già diventato) costume, seppur temporaneo, per quanto se ne parli e se ne scriva: ergo, è cultura. Pop, trash, idiota o virtuosa, di un’estate oppure no, la sostanza non cambia. E se lo diventasse in toto, ovvero ottenendo di accendere in maniera definitiva l’attenzione sulle innumerevoli situazioni di bisogno che il nostro mondo contemporaneo presenta – e la SLA è una di esse – sarebbe la migliore delle iniziative culturali desiderabili.