Russell Chapman: l’attimo in cui forza e grazia sono una cosa sola

Fotografare significa creare un’esperienza che racchiuda non solo quanto si vede in uno specifico momento, ma anche ciò che si prova. Quando pensiamo al passato, i nostri ricordi non sono come un film trasmesso nella nostra mente. Sono piuttosto dei fermi-immagine nei quali riconosciamo forme e figure ma che che coinvolgono anche gli altri sensi. Tutto questo è fotografia: ricreare non solo il visivo ma anche l’emozionale ed il sensuale che si rifletteranno poi nella mente dello spettatore.

Nelle sue opere fotografiche, Russell Chapman compie un piccolo prodigio: riesce a fissare quel minimo e fuggente attimo nel quale la forza intensa e la grazia sublime insiti in certa gestualità umana – elementi quasi sempre separati e antitetici – si incrociano, si sovrappongono e si giungono insieme. Ciò che ne esce è energia, pura energia e di carica assolutamente positiva, come lo è (soprattutto, forse solamente) quella che un’autentica esplosione di vita può generare. Al di là della bellezza e dell’armonia estetica delle immagini, si ha l’impressione, osservandole, che veramente Chapman abbia saputo cogliere quel singolo attimo, quell’istante effimero tanto quanto meraviglioso che rende il soggetto ritratto, umano, qualcosa di quasi trascendente dalla sua umana natura: una creatura per certi versi metafisica.

Ho avuto la fortuna di conoscere Russell Chapman durante la scorsa AAF 2012, a Milano. Persona non solo squisita e simpatica, ma anche pregna di passione e di entusiasmo quasi “giocoso” per il suo lavoro artistico.
Credo che anche voi, conoscendolo pur solo virtualmente attraverso il suo blog personale o con il tramite della galleria Acquestarte di Ascona, con la quale lavora, condividerete queste mie impressioni…

Aldo Tagliaferro, “L’immagine trovata”, MAGA Gallarate, fino al 29/01/12

Aldo Tagliaferro, "IO RITRATTO n.5", 1977
Il passaggio da una particolare attenzione all’obiettività del mezzo fotografico e alla spersonalizzazione del ruolo dell’artista, a uno sguardo sul coinvolgimento critico del pubblico avviene proprio nel 1970, quando Tagliaferro inizia a concentrarsi sulle reazioni e sui comportamenti del pubblico, definendo una nuova funzione dell’arte e spostando l’analisi proprio su quei meccanismi linguistici che attivano l’esperienza e la riflessione personale.
Il mezzo, la macchina fotografica, e il metodo, quasi scientifico dell’analisi e della verifica, vengono utilizzati per indagare temi universali, ma per questo vissuti da ciascuno in modo del tutto soggettivo, quali la morte, il tempo, la memoria, l’io…
Tagliaferro attua un rovesciamento che porta ognuno di noi a essere provocato dall’immagine e quindi ad avere verso di essa un pensiero critico, facendo diventare noi i veri protagonisti della mostra.

Aldo Tagliaferro. L’immagine trovata (opere 1970-2000)
Fino al 29/01/2012, Museo MAGA, Gallarate.
Cliccate sull’immagine dell’opera per visitare il sito del MAGA e avere ogni utile informazione sulla mostra.

Vincent Berg: mostruose simmetrie cerebrali

Le immagini fotografiche digitali di Vincent Berg: visioni di un mostruoso mondo alieno, quasi Lovecraftaino – mi viene da pensare – eppure assolutamente terrestre, o forse terreno… Proprio come i sentimenti umani: “il sentimento più forte e più antico dell’animo umano è la paura, e la paura più grande è quella dell’ignoto” – Lovecraft appunto – e spesso quell’ignoto che così tanto scuote l’animo umano può essere appena fuori l’uscio di casa, e magari nemmeno rivelarsi così mostruoso come parrebbe di primo acchito…
Uno degli artisti della fotografia più particolari in circolazione. Da conoscere.