Se la barca merita di affondare, che coli a picco! (Cupe e amarissime riflessioni sugli ultimi accadimenti politico-elettorali italici)

povera-italia-1Sarò parecchio amaro e cupo – come appunto recita il titolo del post. Sappiatelo, e scusatemi per questo fin da ora.
A me pare che pure le ultime farsesche elezioni politiche (e “farsesche” non certo per la presenza di un comico tra i leader di partito) non abbiano fatto altro che confermare una già storica evidenza: buona parte del popolo italiano ha nel proprio DNA l’ineluttabile necessità di essere dominato – attenzione: non “governato”, dominato!) da un potere che sia tanto forte da giustificare l’assoggettamento pedissequo alla sua egemonia, e al quale il popolo conferisce ogni facoltà pur di deresponsabilizzarsi e giustificarsi in tal modo quanto combina nella propria esistenza quotidiana. Sia un leader che impersoni le brame più facili e popolari, sia un dittatore, un papa, ma pure un simbolo, un’icona, un’ideologia, uno status symbol, una bandiera, una squadra di calcio, un campanile: l’italiano suddetto deve avere qualcuno che lo guidi, qualcuno nel quale identificarsi, qualcuno a cui accodarsi e che lo sollevi il più possibile dal dover pensare. Questo io credo venga dalla storia di questa miserrima nazione, che dopo i fasti dell’Impero Romano (ormai troppo lontani nel tempo affinché ne possa restare qualche buona traccia) non ha fatto altro che subire invasioni, dominazioni, liberazioni e successive nuove dominazioni che hanno spezzato sul nascere qualsiasi germoglio di identità – nazionale, sociale e infine anche individuale: inevitabilmente direi – e dunque qualsivoglia virtuosa consapevolezza civica. Gianni Brera sosteneva che l’Italia aveva per secoli sofferto di “sindrome da liberazione”, appunto: sempre dominata da qualcuno e sempre liberata da qualcun altro (straniero, generalmente), ovvero mai in grado di maturare quella suddetta consapevolezza necessaria alla costruzione di un’autentica e virtuosa società civile, capace di riflettere nelle sue strutture di governo il meglio di essa e non, viceversa, superficiale al punto da nemmeno rendersi conto di ciò che è e di dove sta andando. L’identità nazionale italiana secoli fa era un infante che abbisognava di una buona educazione e degli insegnamenti necessari a farle maturare una determinata e adeguata personalità, e a tutt’oggi infante è rimasta: mai divenuta adulta ovvero ineluttabilmente superficiale, politicamente rozza, incolta, priva di qualsiasi impulso all’autodeterminazione, mancante di qualsiasi riferimento in base al quale maturare la capacità di scegliere ciò che è buono e ciò che non lo è. E, proprio come un infante, non fa che credere a tutto quello che gli viene propinato, addirittura lasciandosi convincere che chi lo sta ingannando sia invece il custode e il difensore della verità, dacché superficiale al punto da non saper più nemmeno riflettere, da non essere più in grado di formulare dei dubbi oppure quando sia in grado di farlo, comportandosi come l’Asino di Buridano o lasciandosi impaurire dai dubbi stessi e fuggirne lontano. In fondo penso che gli stessi motivi siano alla base del fatto che l’Italia sia un paese così spaventosamente arretrato in tema di diritti civili: non avendo la coscienza civica e l’intelligenza politica per rifletterci sopra e stabilire cosa sia giusto fare, lascia fare ad altri (vedi sopra), cioè a quei poteri che tutto vogliono meno che i diritti dei cittadini siano difesi, preservati e ampliati – ciò che invece sarebbe cosa del tutto naturale e inevitabile, in una vera democrazia.
Credo sia anche per questo che Giorgio Bocca sostenesse che gli italiani fossero sostanzialmente un popolo di fascisti: non in quanto sostenitori “storici” di quel regime, semmai perché privi di presenza civica al punto da non poter che lasciarsi assoggettare dal primo uomo forte in circolazione, capace di dir loro ciò che vogliono sentirsi dire e, nel contempo, senza che essi si curino di quanto quell’uomo poi faccia concretamente. Fa nulla, dunque, se è/sarà un perfetto incapace, un emerito malfattore ovvero un vuoto fantoccio: non conta questo, conta che egli sappia riempire il vuoto civico (ovvero, lo ribadisco, sociale, sociologico e antropologico) che essi hanno dentro, nella mente e nell’animo.
A ben vedere, la validità del noto motteggio popolare “ogni popolo ha i governanti che si merita” è proprio qui. Come sosteneva Goethe, il miglior governo è quello che ci insegna a governarci da soli. Addirittura Thoreau, dotato di pensiero per certi versi ancora più avanzato (e/o rivoluzionario), affermava addirittura che il miglior governo è quello che non governa affatto. In Italia è accaduto e continua ad accadere il contrario: incapaci di governarci da soli (ovvero, insisto, a generare una sana e consapevole società civile) finiamo puntualmente per farci governare dal peggior governo possibile, che in quanto tale non governa nemmeno: domina, impone, imperversa, assoggetta, soggioga, facendosi gli affari propri mentre il popolo assiste stoltamente e applaude a comando. Come accade in TV – e non è certo un caso, questo. Per non piangere verrebbe da ridere, così sperando di evocare Bakunin – “Una risata vi seppellirà!” – e come invita a fare uno dei leader più votati in quest’ultima tornata elettorale, ma forse nemmeno questo molti italiani sanno più fare, se non facendolo sguaiatamente, purtroppo.
Nossignori: per questa Italia non c’è speranza alcuna. Avrebbe infinite risorse per rinascere e diventare una potenza assoluta – la cultura in primis, non mi stancherò mai di dirlo! Oh, già, la cultura, guarda caso quanto di più assente nei proclami di tutte le forze politiche presentatesi al voto… E ho detto tutto! – e invece si è inesorabilmente votata al suicidio. Stando così le cose, e dato che nulla fa pensare che possano cambiare tanto profondamente da sovvertire tale stato, non c’è nessuna speranza. La barca sta affondando, ma i passeggeri continuano a mettere al timone i peggiori capitani possibili: beh, non si meritano altro che colare a picco, a questo punto.
Io la penso così. Sia benvenuto e lodato chiunque mi potrà contraddire e smentire, ma al momento la mia idea è questa.

10 pensieri riguardo “Se la barca merita di affondare, che coli a picco! (Cupe e amarissime riflessioni sugli ultimi accadimenti politico-elettorali italici)”

  1. Sottoscrivo ogni parola!
    ma spero anche in quel 25%.
    E’ un piccolo segnale di cambiamento e, se sapranno farne buon uso, potrebbe essere il primo passo verso una coscienza nazionale e civica. Finalmente.
    Staremo a vedere se colerà a picco tutta la barca o se i buoni marinai butteranno a mare le zavorre e riusciranno a tappare la falla.
    Ciao Luca.

    1. Sono d’accordo, Teresa.
      In fondo ci conto anch’io, pur col mio anarchismo di matrice Stirner-Thoreauiana. Mi auguro solo che le falle nella barca non siano già diventate troppo grandi, e che il mastice per tapparle sia buono. Lo spero veramente tanto: vedere una nazione così potenzialmente forte come l’Italia andare a picco è qualcosa di spaventoso…
      Come sempre, grazie infinite del tuo commento (e scusami tanto se ultimamente arrivo poco dalle tue web-parti… Sono stra-super-ultra-iper-miiiii…-maròooo-echheppalle-incasinato, ma ci sono sempre e tornerò, contaci! 🙂 )

  2. Abbiamo ciò che siamo e che, forse, ci meritiamo.
    Da sempre ognuno di noi quando va a votare, nel nostro piccolo….si pensa sempre alla propria pancia.
    Mai pensa a quella degli altri.
    Mai.

    buona giornata
    .marta

    1. Marta, concordo al 100%.
      E’ triste pensare che tale sfacelo ce lo meritiamo, d’altro canto è irritante riflettere su che, probabilmente, non abbiamo (tutti quanti) fatto abbastanza per non meritarcelo. Spero almeno che questo stato di fatto così infimo risvegli qualche coscienza in più, e che viceversa l’apatia non diventi ancora più generale, mandandoci a fondo ben più rapidamente.
      Grazie di cuore del tuo commento… Di questo e di tutti gli altri, sappi che ammiro molto la franchezza e la chiarezza, nonché la visione che ne traspare. Cosa rara, io penso. 🙂

  3. Amiamo essere dominati per scaricare la responsabilità di ciò che non va bene sugli altri. Il tuo articolo effettivamnte ha centrato alcuni dei problemi di cui il nosrto paese soffre! Dobbiamo prendere le redini del nostro avvenire. Qualcuno forse sta cercando di svegliarci da questo torpore e sta affrontando con tutte le sue forze lo “stolker politico”.
    Forse sto andando oltre: non credete che sia assurdo dare la responsabilità della ingovernabilità al primo partito italiano? Il quale, a mio avviso, fa bene a restare staccato e indipendente. Vogliono dominarlo, assoggettarlo, imporgli una scelta, quasi obbligata. La sua libertà e intelligenza politica in parlamento è nostra garanzia!

    1. Ciao Anna, e grazie molte per il tuo commento.
      Sono sostanzialmente d’accordo con quanto dici. In fondo, la vecchia casta non sta facendo altro che comportarsi come tu hai scritto circa l’italiano medio – uso questa ovvia definizione – al voto e non solo – che a sua volta ripete il modus operandi della casta: ogni popolo ha i governanti che si merita, appunto! Così, dare la colpa al primo e più nuovo partito non è che il modo per scaricargli addosso tutte le spaventose colpe che essa ha, e i danni che da decenni tali colpe provocano. Di sicuro – se devo dire la mia – spero che tale primo partito scelga la linea più dura possibile – lo spero proprio. Anche perché un solo piccolo passo nella direzione opposta, potrebbe comportare l’essere intaccati da quella marcescenza di cui ho scritto, e in modo inesorabile.
      Grazie ancora di cuore per il tuo commento e le tue osservazioni! 🙂

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