Avrete probabilmente letto, sentito e saputo, dai media, di quel sedicente artista russo che ha imbrattato un murale di Mark Rothko esposto alla Tate di Londra, definendo il suo gesto una “forma d’arte” e così, a suo modo di vedere, giustificandolo. “Persino Duchamp e Hirst hanno firmato opere che non erano le loro”, ha dichiarato a supporto delle proprie convinzioni. Non solo: tal personaggio, Vladimir Umanets, che si identifica come il fondatore d’un presunto movimento artistico chiamato “yellowism” (?!?), nega di essere un semplice vandalo o di essere a caccia di notorietà; ha invece affermato che il suo obiettivo è attirare l’attenzione della popolazione su questo “yellowism”, descritto come “un elemento della cultura visuale contemporanea”, inoltre ritenendo che le sue scritte abbiano incrementato il valore della tela.
Una bizzarra ed estrema performance artistica, dunque, quella di Umanets? Il che riporta in auge la solita, classica, ridondante domanda: ma allora tutto può essere arte? Sotto questo aspetto la questione, a mio modo di vedere, è molto semplice: tutto può essere non arte bensì pubblicità, ovvero sistema rapido per far parlare di sé, e in modo di sicuro più fruttuoso rispetto alle conseguenze che pur si dovranno subire per gesti del genere. D’altro canto sì, tutto può essere arte, se tale concetto venga messo in atto e concretizzato da chi l’arte abbia totalmente e perfettamente capito cosa sia. Per intenderci: Duchamp poteva fare ciò, migliaia di altri artisti (o presunti tali) pur celebri, che di fronte a opere e performance artistiche discutibili hanno per giustificarle dichiarato la stessa cosa no, non potevano farlo. Hanno solo scaltramente sfruttato la sottile ambiguità che corre tra “provocazione” e “idiozia”, dunque hanno soltanto fatto scalpore e pubblicità, punto. E se ciò li ha resi famosi, è forse solo perché l’arte oggi è sempre meno pratica e cultura estetica, e sempre più strategia commerciale. Infatti Umanets sarà pure un emerito idiota per quanto ha fatto ma, paradossalmente, nel dichiarare (con cognizione di causa o meno) che le sue scritte abbiano incrementato il valore della tela ha probabilmente ragione, in senso assoluto. Il murale di Rothko suppongo verrà rapidamente restaurato, ma credo di non sbagliare nel pensare che qualche miliardario (di quelli che, sovente, hanno denari in quantità inversamente proporzionale a cultura artistica) se lo comprerebbe, sfregiato così com’è, ovvero acquisterebbe qualcos’altro di simile. Ma non comprerebbe un’opera d’arte pur in parte rovinata, ovvero non ne comprerebbe il suo valore artistico e culturale o il suo messaggio oggettivo: comprerebbe lo scalpore, lo show. Show business, appunto: solo in rarissimi casi tutto può essere arte; molto può spesso tutto può essere business, affari, merce da vendere. In fondo Umanets, al di là del gesto idiota commesso, questo pare l’abbia capito bene; e che venga (giustamente) arrestato piuttosto che intervistato dalle TV e osannato come uno showman (appunto… Uh? Qualcuno ha detto “Hirst”?) è forse soltanto una questione di nome e relativa fama, ecco. Con buona pace di Rothko e della vera arte.