“La buonanima di George Harrison diceva che i Monty Python avevano ereditato lo spirito dei Beatles. Dopotutto, i Python si erano formati alla fine del 1969, proprio quando i Favolosi Quattro stavano diventando quattro singoli individui altrettanto favolosi. Entrambi erano gruppi composti da uomini che in breve tempo avevano prodotto – ciascuno nel proprio campo, che fosse la musica o la comicità – materiale straordinario e ineguagliabile. E naturalmente entrambi – ciascuno a modo suo – avevano cambiato il mondo. Forse George ci aveva visto giusto (Bob McCabe). Nel 1969, sei gentiluomini inglesi (in realtà c’erano due infiltrati, un gallese e un americano), uniscono le forze per creare un programma televisivo su un agente teatrale senza scrupoli, inaffidabile e viscido: Monty Python. Il team, in breve tempo, rivoluziona il mondo della comicità con gag surreali e un umorismo che sfida con classe la morale dell’epoca. I Python sono cool, eccentrici, visionari, assolutamente necessari. Tanto da essere definiti gli eredi dello spirito dei Beatles.. ”.
I Monty Python sono una parte, e nemmeno così piccola, della civiltà contemporanea. Anzi, mi sbilancio, dirò di più: a mio parere lo spirito di quanto hanno saputo fare, seppur con fini comici, lo si può per molti versi paragonare a quello insito nel pensiero di alcuni grandi filosofi del passato. Anche per come la risata può ben essere l’arma migliore che noi si possa avere a disposizione per sprofondare dentro tante delle cose che ci circondano, analizzandone come nessun altra cosa saprebbe meglio fare.
Per questo – sempre dal mio punto di vista – chi li ignora è in parte tagliato fuori dalla realtà. Oltre che essere più triste di quanto non potrebbe essere, altrimenti…
L’autobiografia dei Monty Python è pubblicata in Italia da Sagoma Editore. Cliccate sull’immagine per avere ogni ulteriore dettaglio al proposito.
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