
Ecco infatti come la Valmalenco decide al volo di partecipare a tale così importante sfida turistica:

Be’, sarebbe da standing ovation se fosse la gag di uno spettacolo comico… ma non lo è, no.
Per la cronaca, e per chi non conosca il luogo, Cima (o Monte) Motta è il secondo punto più alto del comprensorio sciistico di Chiesa in Valmalenco e lo stabile nel quale si vorrebbe aprire il “ristorante di pesce” è parte della vecchia stazione di arrivo dell’ovovia ormai dismessa da decenni: un fabbricato parecchio vetusto che sarebbe da ristrutturare radicalmente oppure da abbattere, eliminandone l’attuale desolante visione.
In ogni caso, al netto di ciò e pure della “simpatia” che potrebbe suscitare l’iniziativa malenca, capirete bene quali cortocircuiti culturali inneschi lo sci di oggi nel disperato tentativo di restare attrattivo e contrastare l’inesorabile agonia alla quale viene sottoposto dalla crisi climatica e dalle circostanze socioeconomiche attuali – nel mentre che, con tali iniziative bislacche, temo proprio che invece acceleri la propria fine. D’altro canto vorrei proprio sapere chi sia lo sciatore che sale in alta Valmalenco, al cospetto dei ghiacciai del Bernina e a due passi dalla Svizzera, agognando di mangiare un fritto misto di pesce siciliano. Chissà se nel frattempo a Pantelleria giungeranno turisti desiderosi di gustarsi un ottimo piatto di pizzoccheri o di sciatt valtellinesi?!
Mi sa che, a pensarci bene, l’unico «fritto» qui sia lo sci, ormai diventato un «misto» di imprenditoria turistica sgangherata e alienazione culturale sconcertante in balìa degli effetti della crisi climatica, già.