Informazione mediatica contemporanea, action movie, docu-fiction, reality show di matrice “sociale”, certi videogiochi molto in voga oggi, certa “cultura take away”, molto web… Sono solo alcuni dei tanti elementi che popolano l’immaginario collettivo del tempo presente, e che si basano spesso su una sorta di superspettacolarizzazione della realtà ordinaria, troppo “ordinaria”, appunto, da poter essere presentata e riportata tale quale è ad un pubblico che, dotato di punti di riferimento (pseudo)culturali ben determinati e, come già accennavo, basati sul metodo “tutto e subito”, potrebbe stancarsene rapidamente… Elementi a volte meravigliosi, sia chiaro, costruiti spesso in modo geniale e assolutamente, pienamente coevo e consono alla nostra epoca su matrici che mixano sociologia e teatro, in modo da prendere per mano il loro fruitore e portarselo appresso dove egli vuole andare, ovvero dove essi vogliono che vada, attraverso uno scambio in tempo reale di bisogni, volontà, desideri, offerte, soluzioni.
Sì, ok, forse la sto facendo troppo lunga e complicata… La gabbia delle scimmie è l’esordio narrativo di Victor Gischler, (Meridiano Zero, collana “Meridianonero” , 2008, con traduzione di Carlo Prosperi e Marina Rotondo; titolo originario Gun Monkeys, 2001), un romanzo noir che più noir non si può, duro, epico, velocissimo e violento, con una costante atmosfera da massacro totale imminente che, se possibile, viene pure accresciuta dallo humor nero che vena la narrazione e da certa moralità distorta che il protagonista della vicenda dimostra, gangster feroce e spietato che si cura di continuo che la madre non si preoccupi per lui e che il fratello minore, ovviamente affascinato dalla sua vita selvaggia, torni invece a studiare all’università e si costruisca una vita “normale”, lontana dagli innumerevoli cadaveri che invece tappezzano la quotidianità del protagonista suddetto…
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